Dal golpe ucraino alla Bolivia sono molte le somiglianze con ciò che sta avvenendo nel Paese sudamericano da un mese a questa parte. È al lavoro la stessa cricca di fautori del “cambio di regime” a Washington, in combutta con movimenti per la “democrazia”, legati a gruppi neonazisti nell’Europa dell’Est e diretti dallo Stato separatista di Santa Cruz. È evidente che quello in Bolivia è un golpe sul modello evocato da Gene Sharp, George Soros (foto) e gli altri fautori delle rivoluzioni colorate.
Perché prendere di mira Morales? Da quando andò al potere nel 2006, la Bolivia è stata vista come una spina nel fianco dall’ordine finanziario neoliberista. La sua insistenza sullo sviluppo economico sovrano e l’adozione di misure dirigistiche per attuarlo avevano dato il via a un’era di sviluppo, riducendo la povertà e applicando la scienza e la tecnologia avanzata per creare orgoglio e ottimismo nella popolazione. Gli sforzi per minare il governo di Morales erano in corso da anni: ma ora, con un nuovo crac finanziario in arrivo e molte popolazioni latino americane in rivolta contro decenni di neoliberismo, i finanzieri della City di Londra e di Wall Street, disperati, non potevano più tollerare il modello Morales.
Quando, il 10 novembre, Morales ha dato le dimissioni indicendo nuove elezioni, ha spiegato di averlo fatto per fermare le violenze contro i propri sostenitori scatenate da Luis Fernando Camacho, il leader del comitato civico Pro-Santa Cruz e dell’Unione Giovanile di Santa Cruz (UJC) che, come il battaglione Azov in Ucraina, fa il saluto nazista “Sieg Heil”. Camacho, insieme ad alleati come il governatore di Santa Cruz Ruben Costas, ex capo del comitato civico Pro-Santa Cruz, chiede da anni che Santa Cruz diventi uno Stato separato, sostenendo che vi sia una “tradizione” europea che lo rende diverso dalla Bolivia indigena. Sono stati Camacho e i suoi alleati a chiedere di “paralizzare” lo Stato fino alle dimissioni di Morales e a sguinzagliare le bande dell’UJC e altre bande di motociclisti, armati di mazze, sassi ed esplosivi fatti in casa, per seminare il terrore contro i sostenitori indigeni di Morales, che definiscono “indiani di merda”.
Quando, il 12 novembre, la senatrice di destra Jeanine Añez Chávez si è auto-proclamata illegalmente Presidente, gli Stati Uniti sono stati i primi a riconoscerla, con il Segretario di Stato Mike Pompeo che ha salutato un governo “democratico”. Democratico? La Añez è una fondamentalista del partito di Unione Democratica (UD) che, sostenendo di voler pacificare il Paese e dialogare con l’opposizione, ha invece autorizzato una campagna per uccidere, gettare in carcere e reprimere tutti gli oppositori. Il suo Ministro della Giustizia Arturo Murillo ha giurato di “dare la caccia” a tutti gli ex membri del governo Morales e ucciderli “come animali”. Il 16 novembre la Añez ha decretato che le forze armate avranno l’immunità per reati commessi per “preservare l’ordine pubblico”, come l’aprire il fuoco contro i sostenitori di Morales che si rifiutino di riconoscere il governo di Añez.