Due dichiarazioni dello Schiller Institute, “il mondo ha bisogno della cooperazione sino-americana” e “fermiamo questa guerra commerciale che può condurre a un crac sui mercati” sono state pubblicate il 13 settembre dal quotidiano francese Le Figaro. Gli articoli sono stati pubblicati come annunci pagati da amici dello Schiller Institute, preoccupati dalle gravi conseguenze della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti per l’economia mondiale, e dalla corsa verso una guerra.

Gli articoli erano firmati da Helga Zepp-LaRouche (foto), fondatrice e presidente dello Schiller Institute internazionale, e da Christine Bierre per lo Schiller Institute francese. Entrambi sostengono che la collaborazione tra Cina e Stati Uniti nell’ammodernamento delle infrastrutture americane e nello sviluppo di altri Paesi sia il modo migliore per ridurre il deficit commerciale e aumentare la produzione economica mondiale. In questa prospettiva v’è molto spazio nel mondo per i due giganti e anche per tutte le altre economie minori.

L’articolo di Helga Zepp-LaRouche include dichiarazioni tratte dalle sue videoconferenze settimanali sulla politica commerciale di Trump nei confronti della Cina. Inizia con il tweet del 23 agosto nel quale Trump aveva scritto “non abbiamo bisogno della Cina e, francamente, staremmo meglio senza” e la sua reazione: “È obiettivamente sbagliato pensare che gli Stati Uniti possano risolvere i propri problemi economici senza la Cina e senza l’Iniziativa Belt and Road”.

La vera questione dietro l’attacco a Huawei e ad altre tecnologie di alto livello in Cina, come lo Schiller Institute sostiene da tempo, non è la tutela dei posti di lavoro negli Stati Uniti, ma “il tentativo di contenere la Cina per impedirne l’ascesa, che viene erroneamente percepita come una minaccia agli Stati Uniti”. Tale tentativo, scrive la signora LaRouche “non solo è futile ma anche molto pericoloso”. Perché “non si può contenere un Paese di 1,4 miliardi di persone il cui governo ha adottato una politica che va ovviamente nella giusta direzione, altrimenti non avrebbe il grande successo dagli ultimi quarant’anni di riforme e aperture, duranti i quali ottocento milioni di persone sono state liberate dalla povertà”.

Nel suo articolo Christine Bierre parla del rallentamento del commercio internazionale e della minaccia di una recessione mondiale, che ha indotto molti esponenti di governo, ex banchieri centrali, economisti e imprenditori, a chiedere a Donald Trump di cambiare politica.

Bierre sottolinea che è falso sostenere che la Cina abbia “rubato” le industrie americane, quando la politica delle delocalizzazioni in Paesi a basso reddito è stata una politica deliberata adottata dai predecessori di Trump alla Casa Bianca. La sfida oggi è che Cina e Stati Uniti producano nuova ricchezza insieme. Oltre a rilanciare l’economia americana, i due giganti dovrebbero creare posti di lavoro e le infrastrutture del mondo di domani, lavorando insieme per industrializzare l’Africa e altre regioni del mondo. La Nuova Via della Seta, conclude Bierre, servirà da modello per promuovere la crescita di tutte queste economie.