Pubblichiamo una dichiarazione di Jacques Cheminade, candidato alla Presidenza francese

L’assemblea nazionale ha approvato due giorni fa, alle 18:25, la proposta di legge di Bruno Leroux e Jean-Jacques Urvoas, detta “di modernizzazione delle regole applicabili all’elezione presidenziale”.

Questa proposta di legge è stata votata da 299 deputati, cioè 12 deputati in più rispetto alla maggioranza richiesta di 287. Hanno votato a favore i deputati socialisti, ma sono risultati decisivi i 22 deputati del gruppo “I Repubblicani”, nonostante la accorate dichiarazioni di contrarietà e l’ingiunzione ad astenersi data la mattina stessa dal loro presidente Christian Jacob.

Solo qualche socialista recalcitrante, i deputati dell’UDI, i radicali di sinistra (del Fronte della Sinistra) e una piccola maggioranza di ecologisti hanno protestato e votato contro (142 voti).

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Con questa manovra il governo e il partito socialista continuano a sottomettersi alla legge dei media e alle potenze del denaro che li alimentano.

Non ricordiamo qui le ragioni che ci fanno rifiutare questa legge [vedi qui]. È certo che questa sconfitta consacra l’alleanza dei “grandi partiti” che bloccano ogni contestazione dei loro privilegi.

Dall’ottobre 2015 i collaboratori di Jacques Cheminade avevano interpellato gli eletti e avevano ammonito tutta la stampa nazionale.

Una petizione non faziosa dal titolo “No all’interruzione delle elezioni presidenziali”, presentata anche da Solidarité et Progrès, aveva raccolto a partire da dicembre 2015 diverse migliaia di firme di personalità politiche e di semplici cittadini d’ogni dove, facendo conoscere le loro legittime preoccupazione ai deputati e ai senatori della propria circoscrizione elettorale.

A partire da dicembre gli iniziatori di tale petizione avevano contattato tutti i movimenti, i partiti e i responsabili potenzialmente interessati a opporsi al catenaccio, proponendo loro azioni comuni, tra le quali una conferenza stampa congiunta. Senza ottenere alcuna risposta.

Solo a qualche giorno dal voto finale, e dunque troppo tardi, improvvisamente sono stati pubblicati sulla stampa nazionale degli appelli e delle petizioni, di cui una ha raccolto centomila firme.

Il comitato di giornalisti che dichiarava di voler “difendere il pluralismo delle idee e la sovranità popolare” ha rifiutato di lavorare per tempo con Solidarité et Progrès e gli altri organizzatori, s’è fatto vivo, da solo, all’ultimo minuto. Qualche deputato ha persino tenuto una conferenza stampa, il mattino del voto finale, per informare della propria opposizione il microcosmo parigino già perfettamente al corrente della cosa!

Nondimeno salutiamo il coraggio del Senato, di certi deputati e di qualche giornalista coscienzioso nell’andare contro la corrente di un complice silenzio.

Speriamo che i francesi sappiano trarre tutte le conseguenze di questa situazione per le prossime lotte a venire.