Questa settimana iniziano le audizioni “legali” presso la Camera dei Rappresentanti statunitense, che fanno seguito ai “fatti” ascoltati alle audizioni della Commissione sull’Intelligence che erano in realtà attacchi politici al Presidente a causa della sua opposizione alle guerre permanenti. Finora, le audizioni non hanno spostato né l’opinione pubblica né voti al Senato.
Ora, però, sta per scoppiare una vera bomba a difesa di Trump. L’articolo di Scott Ritter, ex ispettore dell’ONU, su Consortium News del 27 novembre, intitolato “I whistleblower e la politicizzazione dell’intelligence” fornisce ampie prove del fatto che i vertici della comunità di intelligence dell’Amministrazione di Obama sono la fonte originale dell’attuale fase del golpe, incentrata sull’Ukrainegate e al tentativo parallelo di riattizzare le ostilità tra Ucraina e Russia.
Ritter, che nel 2003 smascherò la finzione delle cosiddette armi di distruzione di massa con cui era stata motivata l’invasione dell’Iraq, smaschera stavolta la finzione della “talpa”, la cui identità è tenuta nascosta e che avrebbe spifferato il presunto ricatto di Trump al presidente ucraino per ottenere informazioni da usare contro il rivale Biden. Tutti sanno chi sia questa talpa, perché il nome è finito su Internet, ma il democratico Adam Schiff, che presiede la Commissione sull’Intelligence della Camera, non vuole rivelarlo ufficialmente.
Scott Ritter, senza farne il nome, descrive la talpa come un personaggio che ha scalato numerose posizioni in diversi rami della sicurezza statunitense a dispetto della giovane età; ha lavorato per il NSC, per la CIA, per Joe Biden in varie funzioni, per l’ex direttore della CIA John Brennan. Era responsabile, a livello abbastanza alto, per la politica su Russia e Ucraina.
È quindi una persona al centro delle operazioni dell’Amministrazione di Obama in Russia e Ucraina. Ritter collega i cambiamenti nella politica statunitense verso l’Ucraina e la Russia a questo “whistleblower” e precisamente al tentativo dell’Amministrazione di Obama di sfruttare il periodo della Presidenza di Medvedev per effettuare un “reset” della politica americana e influenzare Medvedev. Al tempo i rapporti tra Medvedev e Putin non erano chiari.
Il resoconto di Ritter, che è più che un articolo un vero e proprio dossier, è dettagliato e pieno di riferimenti e pezze d’appoggio, tale da indurlo a denunciare l’esistenza di “niente meno che un grande complotto da parte di coloro che, avendo il mandato di garantire la sicurezza della nazione, si adoperavano invece per ribaltare la volontà del popolo americano su chi dovesse servire la nazione come capo dell’esecutivo” (vedi https://consortiumnews.com/2019/11/27/scott-ritter-the-whistleblower-and-the-politicization-of-intelligence/).
Preparate birra e pop-corn, ci sarà da divertirsi. (Nella foto il Presidente Trump durante il suo incontro col Presidente russo Putin).