La vittoria schiacciante dell’opposizione guidata dall’ex Premier malese Mahathir Mohammed (nella foto col Presidente cinese Xi Jinping) alle elezioni del 9 maggio ha estromesso il partito di governo, l’UNMO, e il Premier Najib Razak. È la prima volta, da quando la Malesia dichiarò l’indipendenza dai britannici nel 1957, che la coalizione guidata dall’UMNO è stata esclusa dal governo.

Mahathir, ora 92enne, è stato Premier del suo Paese dal 1981 al 2003 e divenne famoso per essersi opposto a George Soros e al Fondo Monetario Internazionale durante la “crisi asiatica” del 1997-98, rifiutandone i diktat per imporre l’austerità e imponendo invece controlli sui capitali e sulla moneta nazionale, il ringgit. Dichiarò che la speculazione sulla valuta da parte di Soros e degli altri avvoltoi della finanza era “non necessaria, improduttiva e immorale”. A quell’epoca licenziò anche il suo vice, Anwar Ibrahim, che sosteneva la finanza internazionale contro il suo governo. In quel periodo numerosi articoli dell’EIR sulla crisi finanziaria globale e le malefatte di Soros venivano seguiti con attenzione dal governo malese e l’EIR diede risonanza ai discorsi e agli articoli di Mahathir, con grande apprezzamento di altri leader nel resto del mondo, che subivano le conseguenze delle “condizioni imposte dal FMI”.

Mahathir, che era stato Premier più a lungo di tutti, diede le dimissioni nel 2003. Ma nel 2015 diede inizio a una battaglia contro l’allora Premier Najib e il suo stesso partito, denunciando il rallentamento della crescita economica e la corruzione, che ha raggiunto il culmine con lo scandalo che ha investito un fondo di investimenti statale da cui sono stati sottratti miliardi di dollari.

A quel punto, Mahathir ha creato un nuovo partito aderendo a una coalizione (Pakatan Harapan, Alleanza della Speranza) che includeva molti dei suoi ex nemici, incluso Anwar, e del tutto a sorpresa ha vinto le elezioni politiche, diventando nuovamente Premier.

Nella sua conferenza stampa del 10 maggio per prima cosa gli è stato chiesto come veda l’Iniziativa Belt and Road, in quanto Mahathir aveva criticato alcuni accordi recenti stipulati a condizioni che riteneva sfavorevoli per la Malesia. In risposta, Mahathir ha chiarito che sostiene pienamente la Belt and Road e lavorerà con la Cina, ma riesaminerà alcuni contratti. “Per quanto riguarda la Belt and Road”, ha detto, “non abbiamo alcun problema”. Ha ricordato di aver scritto una lettera personale al Presidente Xi “sull’urgenza di un collegamento terrestre con l’Europa usando i treni, che sono più veloci delle navi”. La Cina, avrebbe detto a Xi, ha la tecnologia per costruire tali treni mercantili verso l’Europa e per rendere l’Asia Centrale più accessibile alla Cina, al Giappone e al Sud-Est asiatico. “Questa è la nostra politica”.

Come per il voto della Brexit, l’elezione di Duterte nelle Filippine e l’elezione di Donald Trump, il ritorno di Mahathir alla guida del Paese riflette un cambiamento del paradigma a livello mondiale che potrebbe avere un influsso benefico per risolvere la crisi in Asia Sudoccidentale e nei paesi in via di sviluppo. Mahathir è tuttora molto rispettato in tutto il mondo, soprattutto nelle nazioni islamiche, per la difesa dello sviluppo e della sovranità contro i controlli imperiali.