In questi giorni il dibattito è concentrato sulla crisi nord-africana ed in particolare su quella libica. Sedicenti esperti ed osservatori improvvisati, solo oggi si accorgono di quanto dispotico fosse il regime di Gheddafi; differentemente, l’uomo della strada il più delle volte comprende quanta ipocrisia vi sia dietro tale semplicistica lettura, visto che il Nord-Africa, come gran parte delle aree sottosviluppate del pianeta, è guidato da svariati decenni da dispotici governi fantoccio.

La vera domanda che in questo momento dobbiamo porci, è perchè quello che è stato definito “il 1989 del Nord-Africa” scoppi proprio oggi.

È da rifiutare, in quanto al massimo secondaria, la tesi per cui siano stati i moderni mezzi di comunicazione, internet e social network, ad aver spinto le popolazioni nord-africane a scendere in piazza. Infatti, nonostante l’assenza di strumenti di osservazione delle condizioni di vita del resto del mondo, di rivoluzioni è ricca la storia. Ciò a cui invece stiamo assistendo è un processo da “sciopero di massa” (così come lo intese Rosa Luxemburg), che contagia aree sviluppate ed in via di sviluppo, ma che in ogni caso si trovano sotto un regime di mercato deregolamentato, senza alcuna forma di protezione a salvaguardia né del tenore di vita delle popolazioni né delle esigenze di vita primarie.

Altrettanto, l’idea per cui sarebbe l’aumento della domanda proveniente, in particolare dalla Cina, ad aver fatto scoppiare l’attuale fase iperinflazionistica sulle materie prime e sui generi alimentari, è priva di ogni fondamento, in quanto non vi è alcuna sistematica relazione tra tali fattori (proprio gli ultimi anni di crisi economico-finanziaria globale ce lo dimostrano). Infatti, l’aumento della domanda proveniente dalle economie in via di sviluppo è stato “neutralizzato” dal crollo della domanda delle economie avanzate, tanto da far temperare o addirittura rendere negativa (come nel 2009) la crescita del PIL globale. Nonostante ciò, i prezzi delle materie prime e dei generi alimentari sono progressivamente cresciuti in seguito a vere e proprie scorribande inflazionistiche, da attribuire esclusivamente a fenomeni speculativi generati dall’enorme massa di liquidità che le banche centrali hanno messo a disposizione delle banche d’affari. Infatti, dall’adozione nel maggio 2010 da parte dell’Unione Europea del mega pacchetto di salvataggio da quasi un trilione di euro, il paniere cerealicolo è cresciuto di oltre il 50%, il paniere metallifero è cresciuto di circa il 43%, e il paniere dei frutti esotici è cresciuto di quasi il 120%! Lo stesso fenomeno è possibile rilevarlo in seguito ai mega salvataggi adottati dalla Federal Reserve americana.

Paul Farrell, ex guru degli investimenti in Morgan Stanley, ha scritto il 15 febbraio su MarketWatch che “il governatore della Federal Reserve Ben Bernanke è l’essere umano più pericoloso sulla terra, molto più pericoloso di Hosni Mubarak, il dittatore trentennale dell’Egitto. Bernanke è alla guida di una dittatura monetaria che provocherà l’imminente terzo crac del XXI secolo”.

Così, la liquidità costantemente riversata dalle banche centrali USA, UE, inglese e giapponese nel sistema finanziario, alimenta la speculazione sulle derrate alimentari e sulle materie prime. L’UE stessa ha pubblicato le seguenti cifre: gli “investimenti” nei mercati delle commodities erano 15 miliardi di dollari nel 2003, essi sono schizzati a 300 miliardi nel 2008 e da allora continuano a salire. Alla borsa mercantile di Chicago, l’85% degli operatori si limita esclusivamente a speculare sui prodotti finanziari senza avere nessuna attività reale nel settore alimentare.

Nei giorni in cui le popolazioni del Mediterraneo del Sud e del Sud-ovest asiatico vanno ribellandosi nei confronti dello stato d’indigenza a cui sono costrette, la Commissione di Inchiesta sulla Crisi Finanziaria, creata dal Congresso USA per stabilire le cause del crac finanziario del 2007-2008, ha fatto la storia. Il suo rapporto, noto come Rapporto Angelides, fornisce un resoconto straordinariamente veritiero del processo decennale di deregulation bancaria, “shadow banking” e speculazione in derivati finanziari che ha portato al crac globale. Gli stessi meccanismi che hanno fatto scoppiare la più grave crisi finanziaria dal 1929, sono oggi la causa della crescita iperinflazionistica dei prezzi che hanno violato quell’equilibrio che consentiva lo stato di sussistenza delle popolazioni, entrate in crisi in questi primi mesi del 2011.

Invero, già nel 2008 almeno 33 Stati furono interessati da fenomeni di “sciopero di massa”, di protesta popolare, con livelli dei prezzi anche allora in forte e simile ascesa.

L’economista americano Lyndon LaRouche, che da anni ricostruisce il processo di progressiva disintegrazione dell’economia mondiale a favore dei processi speculativi, ha rivolto un appello per mettere fine alla speculazione sul cibo, che è stato echeggiato negli ultimi due anni dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Ora sembra che si stiano svegliando anche i suoi colleghi europei. Un avvertimento simile è giunto dal ministro tedesco dell’Agricoltura, Ilse Aigner, durante il suo discorso di apertura alla fiera agricola annuale a Berlino, il 20 gennaio: “Le rivolte per il cibo e la destabilizzazione dei paesi del Nord Africa”, ha dichiarato, “indicano la necessità di regolamentare e proteggere i beni agricoli dagli speculatori”. La signora Aigner e i ministri dell’Agricoltura degli altri 26 paesi dell’UE hanno inviato una richiesta alla Commissione Europea affinché appronti tali regole: ma la Commissione si è rifiutata, con l’assurda motivazione che non è la speculazione a causare l’inflazione dei prezzi del cibo! La proposta di bandire la speculazione sul cibo è stata messa all’ordine del giorno del G20 iniziato il 18 febbraio a Parigi. Il ministro delle Finanze indonesiano Agus Martowardojo ha dichiarato al G20: “Auspichiamo che il forum del G20 eserciti pressioni sui mercati in modo che non ci siano più speculatori, o industrie finanziarie o non finanziarie, che speculano sulle derrate alimentari”. Il ministro francese dell’Agricoltura Bruno Le Maire ha confermato la necessità di un limite alla speculazione: “Va imposto. È inaccettabile che ci siano persone che creano artificialmente carenze di cibo e si approprino di questa o quella quantità di derrate alimentari al solo scopo di fare dei profitti, mentre milioni di persone patiscono la fame”.

Se politici e mezzi d’informazione non si adopereranno affinchè queste sconcertanti verità siano di pubblico dominio, essi stessi saranno complici del disastro verso cui va dirigendosi l’umanità, continuando a privilegiare la speculazione piuttosto che il lavoro e la produzione economica reale.