“Dovrebbe essere ovvio per qualsiasi persona pensante che il miglioramento dei rapporti tra Stati Uniti d’America e Russia – e cioè tra le due nazioni che posseggono il 90% delle armi nucleari del mondo, le quali, se usate, sterminerebbero l’umanità – sia una buona cosa. Perciò, i presidenti Trump e Putin hanno il merito assoluto di aver mostrato col vertice di Helsinki come l’attuale crisi tra i due Paesi possa essere superata con il dialogo e la cooperazione. Tuttavia, l’isteria senza precedenti del liberal establishment negli Stati Uniti e dei principali media su ambo le sponde dell’Atlantico in reazione al vertice mostra chiaramente che questa élite di potere sia disposta ad accettare la distruzione della civiltà piuttosto che convincersi a cooperare con la Russia”.

Questa è la sobria valutazione della presidente dello Schiller Institute Helga Zepp-LaRouche (nella foto) in un articolo datato 21 luglio. L'”isteria” cui si riferisce è quella esibita dai commenti negli Stati Uniti (“scandaloso”, “vergognoso”, “collusione col nemico”, persino “sovversivo”), che riflettono la disperazione del partito della guerra transatlantico. La loro retorica è superata solo dai colleghi britannici.

Trump, tuttavia, non si è lasciato intimidire e il 19 luglio, tre giorni dopo il vertice, ha annunciato che avrebbe invitato Putin a Washington in autunno, scatenando un altro giro di escandescenze dei media e dei difensori del vecchio ordine.

Il Presidente americano ha difeso il progresso fatto nei primi colloqui, compreso quello sull’intenzione di ridurre gli arsenali nucleari e di debellare il terrorismo. Da allora è stato confermato che già si tengono colloqui riservati tra funzionari russi e americani sui trattati START e INF. In aggiunta, vengono scambiate proposte sui mezzi per ridurre le tensioni in Asia Sudoccidentale, compresa quella di un cessate il fuoco a Gaza, e per creare le condizioni affinché i profughi siriani tornino gradualmente a casa, come discusso a Helsinki.

Fatta eccezione per Stati Uniti e Regno Unito, gli sforzi per il miglioramento dei rapporti tra Russia e Stati Uniti hanno suscitato reazioni positive in tutto il mondo. I leader cinesi li hanno definiti “utili alla causa della pace e dello sviluppo mondiali” e alla soluzione delle sfide comuni. Anche il Premier israeliano Netanyahu, che ha avuto diversi contatti con Putin nei mesi scorsi, ha reagito positivamente. Parole di apprezzamento sono venute dal Ministro degli Interni italiano Matteo Salvini e (tiepide) dalla Cancelliera Merkel.

Ma se si giungerà veramente al superamento della mentalità della guerra fredda e alla costruzione di un nuovo e migliore ordine mondiale dipenderà dall’esito dello scontro tra l’establishment americano e Donald Trump. L’aspetto positivo dello scoppio di isteria è che esso ha costretto il “deep state” a scoprire le proprie strutture, solitamente nascoste, aumentandone la vulnerabilità. È in gioco non solo il futuro politico degli Stati Uniti, ma del mondo intero.

Nel summenzionato articolo, Helga Zepp-LaRouche conclude che se Trump riuscirà a imporre la sua politica, allora “v’è una chance, nonostante l’attuale tensione con la Cina sul deficit commerciale americano, di successo per una politica internazionale interamente nuova tra le nazioni del mondo, basata sulla sovranità, sulla non ingerenza negli affari interni, sul dialogo e sul beneficio reciproco. Se prevarranno gli avversari di Trump, saremo probabilmente non lontani dalla terza guerra mondiale. Perciò, è ora che coloro che appoggiano politiche “progressiste”, di “sinistra”, “liberali” e che, dall’elezione di Trump remano assieme a CIA, FBI e MI6 riflettano se i media non li abbiano ‘incoraggiati’ dalla parte sbagliata”.