Dagli atti del governo tedesco: Maastricht è il prezzo del riscatto dell’unità tedesca. Lo hanno estorto Thatcher, Mitterrand e Bush per impedire lo sviluppo dell’Europa centro-orientale dopo il crollo del Muro di Berlino

GLI EUROTIMONIERI sono euforici, siamo ormai in vista della moneta unica che sfolgora radiosa lassù, con la faccia adorna di stelline scintillanti, ad ognuna delle quali corrisponde una bella promessa.

E l’altra faccia? È quella della dura realtà che riscuote dai sogni più balordi. Ne ha dato un assaggio Helmut Kohl. Costretto da anni a fare il paladino dell’Euro, il Cancelliere tedesco uscente ha avuto un impeto di ribellione. Lo scorso 7 luglio ha fatto pubblicare gli atti di governo del periodo della riunificazione tedesca, infrangendo per la prima volta il rito che prevede una quarantena trentennale per i documenti di stato.

Il gesto di Kohl contiene un messaggio inequivocabile: come vedete io non sono mai stato daccordo. Ma le pressioni internazionali erano tali per cui il prezzo che mi hanno imposto per la riunificazione è di rinunciare al marco tedesco.

E il prezzo non si ferma lì, perché a sua volta il marco tedesco allora era il capocordata di un’Europa che aveva tutte le carte in regola per dare vita allo sviluppo dell’Europa orientale che stava uscendo dall’ibernazione comunista. Quella era la via giusta per l’Europa. Il percorso Maastricht/Euro l’ha invece portata all’autocastrazione economica e le stelline sono l’effetto del post-anestesia.

I documenti dell’Ufficio della Cancelleria tedesca tra 1989 e 1990 (Dokumente zur Deutschlandpolitik, Sonderedition aus den Akten des Bundeskanzleramtes 1989/90) sono stati ampiamente recensiti sul n. 32 della rivista EIR del 14 agosto, con una introduzione di Helga Zepp LaRouche, presidente del Movimento Solidarietà tedesco.

Dalla documentazione risalta immediatamente l’arroganza con la quale Margaret Thatcher, François Mitterrand, George Bush, e in maniera diversa Mikhail Gorbaciov non hanno dubitato per un istante sul diritto di esercitare in eterno sulla Germania i diritti e le prerogative acquisiti dalle potenze alleate a conclusione della seconda guerra mondiale. D’altro canto i documenti mostrano anche come la dirigenza tedesca abbia cercato di stare alle regole imposte, in realtà asfissianti, senza puntare troppo sulle opportunità di sfondare il contenimento.

Dai documenti mancano le analisi sui fatti più importanti di quegli anni perché erano competenza dei servizi segreti:

  1. La campagna di insulti e minacce lanciata dal governo di Margaret Thatcher che accusava la Germania di aspirare a costituire il ”Quarto Reich”, affidata al ministro del Commercio e dell’Industria Nicholas Ridley e nella quale sono stati cooptati altri governi europei;

  2. L’assassinio del presidente della Deutsche Bank Alfred Herrhausen;

  3. L’acquisizione di archivi e di ex agenti della Stasi, lo spionaggio dell’ex Germania Orientale, da parte dei servizi inglesi, americani, francesi ed israeliani, da cui derivò una maggiore suscettibilità dei politici tedeschi a tattiche ricattatorie.

Una previsione centrata

La documentazione parte purtroppo col piede sbagliato: ”Nessuno nella primavera del 1989 prevedeva che l’unità tedesca sarebbe stata così presto ristabilita”. In realtà sulle prospettive di riunificazione tedesca Lyndon LaRouche aveva tenuto una storica conferenza stampa il 12 ottobre 1988 al Kempinski Bristol Hotel di Berlino in cui aveva detto tra l’altro: “Ciò che espongo adesso sulle prospettive di riunificazione della Germania rappresenta una proposta che sarà studiata negli ambienti che contano negli Stati Uniti”.

“Date le condizioni adeguate – aveva aggiunto quindi LaRouche – molti converranno che è giunto il momento di fare i passi decisivi verso la riunificazione tedesca, con la prospettiva ovvia che Berlino torni ad essere la capitale”. Nel parlare delle possibilità di intese tra Stati Uniti e il mondo comunista entrato nella crisi terminale, con lo spettro della fame che minacciava allora soprattutto la popolazione polacca, LaRouche aveva affermato che il messaggio più appropriato da dare all’Unione Sovietica era questo: ”Gli Stati Uniti e l’Europa occidentale coopereranno nella ricostruzione dell’economia polacca. Senza interferire politicamente, ma realizzando soltanto un piano Marshall per ricostruire industria e agricoltura polacche. Se la Germania è daccordo, voi lascerete che il processo di riunificazione faccia il suo corso (….) Noi, negli USA ed in Germania, diciamo a quelli del blocco sovietico, permetteteci di dimostrare cosa possiamo fare per le popolazioni dell’Europa orientale, questa è una prova che a voi non costa niente. Poi giudicherete in base ai risultati raggiunti se è una lezione che merita di essere replicata in altri casi”. Da allora in poi le associazioni di LaRouche in Europa si sono mobilitate per proporre i diversi piani di sviluppo dell’Europa proiettati verso l’Est.

Perfidia sottovalutata

Nella documentazione si fa riferimento all’atteggiamento inglese: “Il Cancelliere è incapace di identificare una comprensione dei problemi tedeschi da parte del Primo ministro britannico Thatcher”, e “Kohl ritiene che lei [Margaret Thatcher] sia un capo di stato molto serio ma critico, che pensa in base a categorie anacronistiche ed insulari di sicurezza e che abbia difficoltà ad adeguarsi agli sviluppi sociali moderni”.

Questo non è solo un esercizio di understatement, ma una forma di grave cecità di fronte al problema reale. Nel suo libro “Gli anni di Downing Street”, la lady di ferro ha infatti scritto: “È così che la Germania in essenza è più un fattore di destabilizzazione che di stabilità per l’Europa”. Il problema reale non fu quello della scarsa attitudine dell’attempata inquilina di Downing Street a adeguarsi ai tempi moderni, ma la sua strategia dichiarata di “destabilizzazione” della Germania che nel suo libro la Thatcher caratterizza come la nemica contro cui l’Inghilterra si accanisce da tre secoli.

Il contenimento di Bush

A proposito di George Bush c’è un mito da sfatare. Secondo tale mito, senza il suo contributo la riunificazione tedesca non sarebbe stata possibile. In realtà egli semplicemente non poteva – sul piano del cerimoniale – far mostra di tergiversare quando si trattava di sloggiare il comunismo dal cuore dell’Europa.

Il prof.Detlef Junker, direttore dell’Istituto storico tedesco di Washington, ha scritto un articolo molto significativo apparso nell’edizione del 13 marzo 1997 del Frankfurter Allgemeine Zeitung, nel quale afferma che George Bush, il segretario di Stato James Baker ed un ristretto gruppo di collaboratori, in occasione della caduta del Muro di Berlino, misero a punto “per la prima volta la triade classica della politica Americana verso la Germania nel ventesimo secolo”, che si articola in questi termini: “Unità della Germania, contenimento e integrazione”. Junker sottolinea il fatto incontestabile che il leitmotif della politica americana nei confronti della Germania, da Woodrow Wilson, presidente dal 1913, fino a George Bush, è stato il suo contenimento.

“La cooperazione con il Cancelliere federale Kohl, con il ministro degli Esteri Genscher e con un gruppo ristretto di consiglieri ha funzionato in maniera eccellente soltanto perché, dopo che il Cancelliere ha emesso il “Programma in dieci punti per l’unità tedesca” il 28 novembre 1989, la Repubblica Federale ha seguito degli obiettivi paralleli: l’unità della Germania e il suo autocontenimento attraverso l’integrazione europea”. Purtroppo, il giudizio di Junker non poteva essere più preciso e vale non solo per la politica tedesca, ma per tutto il processo di Maastricht.

Dalla documentazione risulta inoltre che i collaboratori che Bush incaricò di seguire la questione sono dei campioni della scuola geopolitica britannica. Li capeggiava Brent Scowcroft, uomo di fiducia di Henry Kissinger e suo successore come Consigliere di Sicurezza Nazionale nell’amministrazione Ford. Nell’indirizzo strategico ufficiale dell’amministrazione americana, il NSSM-200, Henry Kissinger aveva teorizzato la necessità di contenere lo sviluppo economico e demografico dei paesi del Terzo Mondo, in quanto avrebbe costituito una minaccia alle disponibilità di materie prime degli USA. Scowcroft fu il primo ad applicare tale politica. Quella politica americana ha il doppiofondo: per scoprirlo si tenga presente che il monopolio mondiale delle materie prime è detenuto dall’oligarchia britannica e non dagli USA come stato.

Il vicino prepotente

Il ruolo più subdolo contro la Germania fu ricoperto dal Presidente francese François Mitterrand, nella tradizione della ”entente cordiale” della Francia con l’Inghilterra.

Nei primi giorni del novembre 1989 le manifestazioni contro il regime comunista nella Germania orientale vedevano scendere in strada 200 mila persone alla volta mentre personaggi legati alla Stasi come Alexander Schalk-Golodkowski, negli incontri con funzionari di Bonn, dichiavaravano ”La RDT è sull’orlo di una bancarotta immediata”.

Sempre tra il 1 e 2 novembre, nelle consultazioni con Mitterrand, Helmut Kohl sostiene che i piani per il futuro della Germania debbono essere riconsiderati. Dice che la sua prima priorità adesso è la prossima visita in Polonia a partire dal 9 novembre, la seconda priorità è l’incontro tra Gorbaciov e Bush in programma a Malta, e quindi i rapporti franco-tedeschi. Per quanto concerne il Consiglio Europeo, Kohl afferma che le decisioni sull’unione monetaria ed economica dovrebbero dipendere di più dal processo di unione politica. Mitterrand sostiene l’opposto: in vista dell’intensificazione della crisi in Europa orientale bisogna bruciare le tappe per arrivare all’unione monetaria ed economica.

Gli eventi precipitano mentre Kohl è in visita a Varsavia, alla testa di una delegazione di 80 leader politici ed economici tedeschi. Dai documenti sembra che il 9 novembre Kohl ancora non si rendesse conto della velocità assunta dagli sviluppi. Discute delle manifestazioni di 600-700 mila persone a Lipsia ed a Berlino Est, ma esprime ancora le sue riserve di fronte ad un Walesa che prevede il crollo del Muro di Berlino entro una o due settimane.

Nella serata di quello stesso giorno il dirigente del partito comunista tedesco Günter Schabowski annuncia alla stampa internazionale l’apertura di fatto delle frontiere. Anche di fronte a tale notizia Kohl manifesta il suo scetticismo. Nei giorni successivi l’ufficio del Cancelliere è inondato di lamentele per il fatto che nessuno intraprende iniziative politiche, che non c’è un piano di emergenza per sfruttare la situazione in maniera adeguata. Occorre ribadire che l’unico piano ragionevole era ancora quello formulato da LaRouche alla citata conferenza stampa di Berlino, in cui diceva: ”All’inizio occorre partire con lo sviluppo di infrastrutture industriali, dove la RDT assumerebbe un ruolo cardine nello sviluppo della Polonia”.

Iniziative stroncate

Il 27 novembre Kohl finalmente sembra essersi scosso dal torpore quando propone a Mitterrand le tappe da compiere nei prossimi anni, indicando la sua propensione a rinviare le discussioni sull’abolizione del marco tedesco a dopo il 1993 e di abbinarle comunque alle decisioni di carattere politico.

Il giorno successivo Kohl propone un programma in dieci punti per la riunificazione a lungo termine della Germania che cerca di accontentare tutti: avviluppare la Germania nel processo di integrazione europea, sostegno economico alla RDT in difficoltà, apertura al commercio con l’Est, garanzie all’occidente di non compiere passi unilaterali verso la riunificazione. Nonostante la cautela delle formulazioni il piano scatena reazioni preoccupanti: Bush lo vede come ”un’istigazione alla riunificazione” e decide di tirare il freno per prevenire reazioni pericolose di Gorbaciov. ”Thatcher e Mitterrand sono furiosi per la decisione di Kohl di procedere da solo. Le potenze occidentali non sono abituate ad un tale atto sovrano da parte tedesca da lunghissimo tempo”, si legge negli atti.

Il 30 novembre – cioè due giorni dopo – viene spettacolarmente assassinato Alfred Herrhausen, presidente della Deutsche Bank e principale consigliere economico di Kohl. Il segnale non poteva essere più esplicito.

All’incontro di Malta del 2-3 dicembre, Bush rassicura Gorbaciov sul fatto che gli USA non avrebbero in alcun modo incoraggiato o accelerato gli sviluppi in Germania. Il consigliere di Kohl Joachim Bitterlich mette a punto un documento in cui spiega che, secondo lui, Mitterrand reputa gli argomenti di Kohl sulla necessità di conferire maggiori diritti politici al Parlamento Europeo come ”una manovra per distrarre l’attenzione dall’unione monetaria, ed inoltre il Presidente francese respinge in maniera sospetta e con espressioni di circostanza le riserve espresse da Kohl a proposito della stabilità”.

Per dare il suo assenso ad una “confederazione” (e non alla riunificazione) tedesca, in sostanza Mitterrand pone come condizione l’unione monetaria e la rinuncia al marco tedesco, e che tale capitolazione tedesca debba avvenire già nel successivo incontro della Comunità Europea in programma a Strasburgo l’8 e 9 dicembre.

Bush incontra Kohl il 3 dicembre nei pressi di Bruxelles per dirgli che non ha altra alternativa all’integrazione europea ed all’appartenenza della Germania alla NATO.

Vertice del Consiglio Europeo di Strasburgo dell’8-9 dicembre. Il Cancelliere tedesco ”non ha mai partecipato ad un vertice della CEE in un’atmosfera così gelida”. È stato sottoposto ad ”un interrogatorio da tribunale” sulle intenzioni che si riproponeva con il suo programma in dieci punti. Ha quindi accettato le date imposte da Mitterrand per l’unione monetaria. In una discussione con il segretario di Stato USA James Baker Kohl ammette che: ”Una rinuncia in futuro al marco tedesco è un sacrificio degli interessi tedeschi”. L’autocontenimento è così consumato, in quella che lo stesso Kohl ha definito ”una delle ore più buie della mia vita”.

Nel periodo che segue fino alla riunificazione del 3 ottobre 1990, la storia tedesca è costellata di tentennamenti; un governo che prova ad affermarsi con tatticismi e incappa inesorabilmente nelle campagne diffamatorie gestite dalla Thatcher, che hanno tanto più effetto sulla dirigenza tedesca quando è chiaro che l’assassinio di Herrhausen dimostra che quelle non sono solo parole.

In quest’arco di tempo il movimento di LaRouche inonda i circoli politici ed economici tedeschi e degli altri paesi europei con il programma per il ”Triangolo industriale europeo” mirante alla ricostruzione dell’Europa orientale facendo leva sul massimo potenziale tecnologico e produttivo dell’Europa occidentale. Tale programma raccoglie notevoli consensi e anche ringraziamenti ufficiali da parte di alcuni ministeri. Quel programma fu forse l’unica alternativa concreta discussa a porte chiuse. L’unica alternativa per Kohl era di tentare il tutto e per tutto, mobilitando la popolazione direttamente con idee programmatiche chiare di questa natura. La sua capitolazione è l’ovvia conseguenza del fatto che ha accettato di stare alle ”regole del gioco”.