Dopo lo scoppio della crisi finanziaria, i mercati finanziari sono stati in grado di ricattare le nazioni e costringere i governi a salvare le megabanche con l’argomentazione che, se fossero fallite, la gente comune avrebbe perso i propri risparmi. Tuttavia, la separazione tra le banche commerciali (di deposito) e quelle d’affari (speculative) avrebbe impedito e potrebbe impedire ancor oggi che una crisi finanziaria si trasformi in uno tsunami per l’economia reale, le imprese e le famiglie.

Lyndon LaRouche e MoviSol sollecitano tale riforma, il cui modello storico è la legge Glass-Steagall del 1933 negli Stati Uniti, sin dallo scoppio della crisi nel 2008. In occasione del decennale del fallimento della Lehman Brothers si sono levate molte voci a favore della stessa. Ecco le più significative e recenti in Europa:

In un’intervista pubblicata il 15 settembre su Euronews, il rinomato economista Giulio Sapelli (foto) ha ammonito che “La morale che si deve trarre oggi è che l’autoregolazione e la buona governance che comincia nell’impresa piuttosto che nello Stato è la regola per evitare le crisi, unitamente alla divisione tra banche d’investimento e banche d’affari, con la fine delle banche universali. Punto”.

Il fenomeno dei cosiddetti subprime “non è mai finito”, ha asserito; “oggi abbiamo diversi trilioni di derivati, il cosiddetto valore di capitalizzazione è di decine di volte superiore al valore del PIL mondiale. E quindi non è mai finita la collateralizzazione, quello che Sir Mervyn King, nel suo meraviglioso libro ‘The end of alchemy’, ex governatore della Banca d’Inghilterra e mio amico e collega a Oxford tanti anni orsono, ha definito appunto questa straordinaria invenzione alchemica per cui le banche – non le banche centrali, ma qualsiasi banca o operatore finanziario – batte moneta. Dove la moneta cos’è?”

“È l’over the counter, è il derivato, è lo strumento di distruzione di massa che consente di iscrivere il debito non più al passivo ma all’attivo perché io vendo il debito attraverso la collateralizzazione e la leva finanziaria”.

“Quindi è molto peggio oggi di quando è fallita la Lehman Brothers. Anche perché non credo che un intervento massiccio delle banche centrali possa evitare, così come allora, perché dovette intervenire lo Stato. E mi pare che tutti gli Stati sono in enorme debolezza, soprattutto lo Stato americano, così diviso”.
Perciò, “L’unica via è l’accordo di eliminare le banche universali ed eliminare i derivati. Ma questa mi pare una scelta politica che nessuno… o meglio: tutti i partiti politici, in un modo o in un altro, sono influenzati dal soft power – o dallo sharp power – delle grandi banche d’affari”.

Guenter Grzega, ex presidente della Sparda Bank, una cassa di risparmio di Monaco, ha identificato nella “deregulation” delle banche la causa della crisi finanziaria e ha proposto la separazione bancaria “per evitare una ripetizione della crisi”. Le sue dichiarazioni sono state raccolte dal sito austriaco kontrast.at.
Lo stesso tema è stato affrontato da Finanzmarktwelt, il cui autore Claudio Kummerfeld ha proposto una separazione bancaria sul modello della Glass-Steagall. Parlando del pericolo di crisi sistemica rappresentato dalla situazione di Deutsche Bank, egli ha fatto notare che, in un regime di separazione, la banca d’affari potrebbe essere scorporata in una sussidiaria a Londra e subire perdite senza conseguenze per “i depositi in una banca principale separata e residente in Germania”. Ciò lascerebbe la Germania senza un global player nella sfera bancaria, ma metterebbe il sistema al sicuro dal prossimo choc finanziario. Coloro che credono di non poter vivere senza banche d’affari, potrebbero servirsi della banca londinese.