L’inflazione nell’UE continua a salire e ha raggiunto un tasso medio annualizzato del 7,5% a marzo (9,8 in Spagna, 7,3 in Germania, 7,2 in Italia, 4,5 in Francia). L’analista della banca ING Carsten Brzeski, tra gli altri, prevede un’inflazione a due cifre in Germania quest’anno.
Già le grandi catene di discount, come Aldi, Rewe, Edeka, hanno annunciato una seconda tornata di aumenti dei prezzi, fino al 50% per carne e latticini. Un sondaggio commissionato dalla Postbank prima dell’ultimo aumento dei prezzi mostra che un cittadino su sette (il 15,2%) fa fatica a pagare le bollette e il conto della spesa. In Gran Bretagna gli esperti temono che 1,3 milioni di persone scivoleranno nella povertà come risultato dell’aumento dei prezzi (54%) del gas e dell’elettricità il primo aprile. La situazione è simile nel resto d’Europa.
Tuttavia, è completamente inaccettabile che i governi addossino al conflitto ucraino la colpa degli aumenti di energia, cibo e altre merci, essendo questi il risultato di decenni di politica monetaria espansiva delle banche centrali che hanno distribuito migliaia di miliardi a tasso zero agli speculatori.
Gli ultimi dati pubblicati dalla Federal Reserve offrono un’idea di quanto enorme sia il volano monetario dell’inflazione. Nel primo trimestre (Q1) del 2020, la Fed ha pompato nelle banche internazionali 28,6 mila miliardi di dollari in prestiti a diversa scadenza attraverso il programma “repo”. Di quella cifra, secondo Wall Street On Parade, 17,66 mila miliardi sono stati ricevuti dalle trading room di appena sei banche (https://wallstreetonparade.com/2022/03/the-feds-secret-repo-loans-another-news-blackout-and-a-french-bank-scandal/).
La Fed nel settembre 2019 fu costretta ad intervenire sostituendosi al mercato repo, o interbancario, quello dove le banche si prestano denaro a brevissimo termine per far fronte a bisogni di liquidità, quando esso improvvisamente si era fermato, mandando il tasso di finanziamento alle stelle.
Il maggior beneficiario dei fondi della Fed nel Q1 2020 fu una banca europea, BNP Paribas, tramite l’unità Paribas Securities, per un ammontare cumulativo di 3,84 mila miliardi di prestiti a uno, due, sette, quaranta e più giorni, seguita da JP Morgan Securities (3,6 mila miliardi), Goldman Sachs (2,85 mila miliardi), Nomura Securities (2,7 mila miliardi), Citigroup Global Market (2,67 mila miliardi) e Barclays Capital (2 mila miliardi).
Che cosa avrà spinto quelle banche a cercare disperatamente tanti finanziamenti? I derivati finanziari, le scommesse andate male o in bilico. Grazie al salvataggio della Fed, quelle banche poterono rifinanziare le scommesse, comprese quelle sulle merci, i cui prezzi hanno cominciato ad aumentare non appena l’economia mondiale ha iniziato a riprendersi dagli effetti della pandemia. La nuova domanda è stata il pretesto per massicce speculazioni alimentate dall’enorme liquidità a costo zero fornita dalle banche centrali. A metà marzo scorso, i bilanci aggregati di Federal Reserve, BCE e Bank of England hanno raggiunto la cifra di 25 mila miliardi di dollari!