Durante la Festa delle Barche Drago, tenutasi quest’anno in Cina dal 16 al 18 giugno, viene commemorato l’antico poeta Qu Yuan (340-278 a. C.), primo consigliere nell’antico regno di Chu, uno dei regni cinesi più avanzati culturalmente. Qu fu sostenitore di una politica impopolare di resistenza allo stato guerriero Qin, il più potente del momento. I suoi rivali riuscirono a farlo esiliare nella regione a Sud del Fiume Azzurro, ove disperato vagò componendo poemi e osservando leggende e riti sciamanici popolari, che lo influenzarono notevolmente. Scrisse molti componimenti poetici lamentando le condizioni di Chu, in particolar modo dopo che la sua capitale era stata conquistata del Qin, nell’anno della sua morte. La sua poesia Li Sao (Il lamento) diede origine a un nuovo stile compositivo, appunto il “sao”, più flessibile di quello che prevedeva i versi di quattro ideogrammi tramandati dalla tradizione, nel “Libro dei Canti”.

Si dice che Qu Yuan si gettò legato a una pietra nel Fiume Miluo, disperato per la distruzione della capitale di Chu o, forse, per preservare la propria integrità morale allorché le sue opere furono distrutte. La Festa delle Barche Drago evoca le barche che cercano il corpo di Qu Yuan e la battitura del tamburi è per allontanare i pesci affamati dal suo corpo privo di vita. Tipici della festa sono anche gli zongzi, fagottini di riso e fagioli, che la tradizione vuole furono gettati tra i flutti del fiume per nutrire i pesci e impedire che divorassero il corpo di Qu.

Durante la seconda guerra mondiale, Qu Yuan fu considerato un simbolo della resistenza nazionale, anche grazie allo scrittore cinese Guo Murou, che compose “Qu Yuan”, un pezzo teatrale sulla sua vita e sulla sua morte.

In occasione della festa, il Presidente Xi Jinping ha sottolineato l’importanza per il popolo cinese di studiare le grandi opere della letteratura nazionale, sottolineando il ruolo di Qu Yuan, che già trova frequentemente spazio nelle sue citazioni.