Mentre la signora Bartsch, consigliera del ministro tedesco Habeck, nel 2007 stilava il rapporto sull’ “Economia del cambiamento climatico”, il “prossimo grande choc all’economia globale” stava avvenendo proprio nella sua banca, la Morgan Stanley. Uno dei principali trading desk perse da solo 14,5 miliardi di dollari, superando tutte le perdite bancarie nella storia. Irrimediabilmente fallita, la banca d’affari fu salvata dalla Mitsubishi UFJ con un “investimento” di 9 miliardi, poi dal programma TARP del Tesoro con 20 miliardi di “investimento” in azioni privilegiate e quindi conferendole lo stato di banca commerciale, così che potesse accedere allo sportello di sconto della Federal Reserve. Altri ebbero meno fortuna: milioni di famiglie persero la casa o i risparmi. Le principali economie del mondo transatlantico piombarono nella “Grande Recessione” del 2009-2010.
È possibile che la signora Bartsch non si sia accorta di tutto ciò? Era rinchiusa in una stanza alla Morgan Stanley in cui le cartolarizzarizzazioni delle ipoteche, i credit default swaps e le obbligazioni garantite dai collaterali non venivano mai menzionati per non offendere la sua esaltata sensibilità? Si indignava per queste pratiche da biscazziere quando sentiva il richiamo della nobile missione di salvatrice del pianeta? Credeva davvero che sarebbe stato il cambiamento climatico da operare la “distruzione creativa” quando attorno a lei i banchieri “creativi” stavano distruggendo tutto?
Niente affatto. Piuttosto, si dedicava alla creazione della nuova “finanza verde” per salvare la banca e il sistema finanziario, a costo di cambiamenti di regime e guerra tra le superpotenze, deindustrializzazione e recessione, una crisi alimentare mondiale e sacrifici malthusiani per la popolazione.
Ricordiamo un passaggio del libro del Club di Roma “I limiti dello sviluppo” (1972): “Nella ricerca di un nuovo nemico per unirci, tirammo fuori l’idea che l’inquinamento, la minaccia del riscaldamento globale, la carenza d’acqua, le carestie e simili avrebbero fatto al caso nostro. Tutti questi pericoli sono causati dall’intervento umano e possono essere superati solo con il cambiamento degli atteggiamenti e dei comportamenti.”