Una serie di blackout senza precedenti ha colpito Milano nella settimana del 13-20 giugno, lasciando interi quartieri senza elettricità fino a dieci ore, con conseguenze facilmente immaginabili per la vita dei cittadini. Gelatai costretti a buttare tonnellate di prodotto sciolto e cellulari spenti senza ricarica sono solo le conseguenze più evidenti.
Mentre il gestore, Unareti, attribuisce le cause dei blackout all’aumento della temperatura, che avrebbe causato un sovraccarico di domanda per l’uso dei condizionatori, altri puntano il dito alla “mobilità verde”, che ha fatto di Milano la città italiana a più alta densità di auto, scooter, biciclette e tram elettrici. La mobilità “verde”, infatti, lungi dall’essere “sostenibile”, si è dimostrata insostenibile dalla capacità attuale della rete. In effetti, le temperature si sono rialzate, ma non hanno raggiunto ancora livelli record, mentre nella settimana dei blackout è stato raggiunto il carico massimo annuale della rete, un aumento del 25% rispetto alla settimana precedente.
La differenza con gli anni passati sta nel fatto che la flotta verde, compresa quella di carsharing che è tra le maggiori in Europa, deve essere continuamente ricaricata con 5-7 kWh. “Ricercare nei condizionatori d’aria la causa dee black out milanesi, che hanno lasciato una buona fetta della città senza corrente, è indubbiamente una risposta facile a un problema di più ampia portata“, scrive la rivista mowmag (https://mowmag.com/lifestyle/milano-punta-sulla-mobilita-elettrica-ma-la-citta-va-in-black-out-e-la-colpa-non-e-soltanto-dei-condizionatori). I condizionatori moderni di classe AAA+ consumano un quarto di energia elettrica rispetto a quelli vecchi e una buona parte della popolazione ha approfittato degli incentivi per sostituirli.
“Il punto è in realtà un altro – scrive la rivista di mobilità – : stiamo spostando tutto quanto verso l’elettrificazione con una rete elettrica che non ha corso alla stessa velocità della transizione energetica.”
Poiché le temperature aumenteranno nelle prossime settimane, non a causa dei cambiamenti climatici, ma perché semplicemente arriva l’estate, Milano va incontro a un incubo di black out continui. Sarebbe ora che qualcuno appronti uno studio di fattibilità sul piano di decarbonizzazione della von der Leyen.
Nel frattempo qualcuno ascolti chi qualche calcolo lo ha già fatto. “È troppo presto per concentrarsi su una sola opzione”, la mobilità elettrica, ha dichiarato il vicepresidente della Toyota Shigeki Terashi parlando all’assemblea degli azionisti. Rispondendo ad un investitore che chiedeva come mai la più grande industria automobilistica del mondo non puntasse tutto sull’elettrico per il 2040 come fanno altri, Terashi ha dichiarato che nei prossimi trent’anni tutte le opzioni saranno esaminate, compreso l’ibrido e le cellule di combustibile, in modo da lasciare all’impresa la scelta migliore.
Mentre i black out di Milano sono un indicatore precoce delle conseguenze della scelta folle di pianificare un massiccio aumento del consumo di elettricità senza preoccuparsi di produrla, gli ultimi dati relativi al mix energetico europeo mostrano che l’idea di sostituire il carbone con le rinnovabili (meglio sarebbe dire “intermittenti”) è utopia bella e buona. Come riferisce oilprice.com il 19 giugno, l’uso del carbone per generare elettricità e calore è aumentato del 15% questa primavera in Europa, nonostante la carbon tax. Il motivo è che le forniture di gas scarseggiano e le riserve sono del 25% al di sotto dei livelli normali. Le nazioni non possono permettersi di usarle per generare ulteriore potenza.
Benvenuti nel continente che, con l’eccezione della Francia, ha deciso di fare a meno del nucleare e dei combustibili fossili.