Se fossero seri, gli stress test sarebbero segreti. Le autorità di sorveglianza che rendono noto al grande pubblico lo stato critico di una banca sono irresponsabili o criminali. La vigilanza deve appurare i problemi e intervenire con politiche atte a prevenire o a correggere gli squilibri, eventualmente anche usando la mano pesante, ma è ovvio anche a un bambino che rivelare dissesti attuali o potenziali può provocare una fuga dei depositanti o degli investitori, aggravando invece che risolvere il problema.

Perciò, era chiaro fin dall’inizio che i test dell’EBA/BCE non avrebbero rivelato niente che non si sapesse già. E puntualmente, tutte le banche sottoposte ai test sono state promosse, tranne Monte dei Paschi di Siena. Ma pochi minuti prima dell’annuncio dei risultati il piano di salvataggio era già pronto, con la benedizione di Francoforte.

La tragedia è che l’intero sistema bancario è in uno stato di bancarotta e non è nemmeno chiaro se i supervisori stessi ne siano consapevoli. Fatto è che gli stress test erano congegnati in modo da nascondere il vero stato delle cose. Gli osservatori seri hanno fatto notare che i test non si concentravano abbastanza sugli asset delle banche, e cioè sulla parte speculativa dei bilanci. Lo “scenario avverso” previsto dalla EBA/BCE calcola l’impatto di un forte rallentamento dell’economia sull’esposizione creditizia delle banche, non considerando l’eventualità di una grande insolvenza o di un crollo finanziario come quello del 2007-2008 e l’effetto sull’esposizione in derivati delle megabanche.

Come ha sottolineato Lyndon LaRouche, non c’è bisogno degli stress test per capire che il sistema è in bancarotta. Inoltre, gli stress test, per la ragione esposta sopra, sono destabilizzanti in sé.

Test o non test, diverse megabanche avranno bisogno di un aumento di capitale, prima o poi. Il caso più urgente è quello di Deutsche Bank, definita dal FMI la minaccia sistemica n°1. DB ha una quota del 54,8% di derivati Level 3 (completamente illiquidi) sul patrimonio tangibile netto – e non sul bilancio totale, come avevamo erroneamente scritto recentemente – calcolato al 31 dicembre 2015. Nel frattempo, il capitale azionario della banca è crollato del 50% dall’inizio dell’anno.

Per quanto riguarda MPS, “bocciata” ai test, il piano di salvataggio esclude il bail-in, ma è tuttavia l’ennesimo schema di trasferimento di denaro pubblico agli speculatori. L’aspetto chiave del piano è la rendita del 6%, garantita dallo Stato, sulle sofferenze cartolarizzate e vendute dal fondo Atlante dopo averle acquistate al prezzo scontato del 70% dall’istituto di Siena. Questo schema è la condizione per rendere la banca “profittevole” sulla carta e quindi ottenere l’adesione del consorzio internazionale all’aumento di capitale di 5 miliardi. Il consorzio è composto da Mediobanca, JP Morgan, Goldman Sachs, Santander, Citi, Crédit Suisse, Deutsche Bank e Bank of America Merrill Lynch. Quando i vampiri donano il sangue c’è sicuramente del marcio.

E il marcio è che la banca, come nessuna banca al mondo, può riprendere a fare utili in un regime di stagnazione produttiva e di tassi nulli o negativi. L’economia reale non rende da anni e ora, grazie a Draghi e co., neanche quella finanziaria. “The game is collapsing”, ha commentato LaRouche.