Un “programma” farlocco per il Lago Ciad è stato proposto dai Verdi tedeschi e pubblicato alla vigilia del Summit sull’Africa di Parigi, nella forma di una rassegna dei documenti prodotti per il G20 e che non sono stati digeriti dagli ecologisti. La patacca dei Verdi si contrappone inoltre all’unico programma serio per la regione, il progetto Transaqua, su cui cooperano Italia e Cina (vedi notizia a fianco).

I Verdi sostengono che i “cambiamenti climatici”, che secondo loro sono la causa dell’evaporazione di tre quarti del Lago Ciad, non consentono un’inversione di tendenza e che la popolazione emigrata dalla regione in altre zone del Ciad o nel Niger, nella Nigeria e nel Camerun e ormai in povertà necessiti di aiuti dall’Europa semplicemente per “adattarsi” alle nuove condizioni: accontentarsi di scavare pozzi nella sabbia e di coltivare piccoli appezzamenti dispersi seguendo “progetti climate-friendly”. Chiedono, inoltre, approcci di sviluppo che non prevedano garanzie sui crediti all’esportazione. La follia della loro proposta arriva a chiedere che la Germania e l’UE istituiscano degli uffici sentinella presso le proprie ambasciate nei Paesi africani al fine di vegliare sui cambiamenti climatici e determinare tempestivamente quali aiuti concedere.

All’Europa chiedono, inoltre, che compensi i presunti effetti dell’annuncio di Trump di sottrarre gli Stati Uniti agli accordi antiscientifici della COP21. Non è soltanto il cambiamento climatico a causare le migrazioni, affermano i Verdi, ma aggrava i problemi causati dalla povertà cronica, la quale tuttavia non dovrebbe essere affrontata con grandi progetti infrastrutturali, bensì con il ‘piccolo è bello’ e con le ‘tecnologie appropriate’ invenzione della Banca Mondiale, del FMI, ecc.

In realtà, l’alternativa alla povertà e all’esodo di massa sono proprio i grandi progetti infrastrutturali che i Verdi disdegnano, primo tra tutti il progetto Transaqua.