La Commissione UE aveva predisposto uno schema per centralizzare a Bruxelles le decisioni sugli investimenti esteri, formalmente per proteggere gli interessi strategici dell’Europa, ma di fatto rivolto contro la Cina. Il meccanismo prevedendo che Bruxelles sia informata degli investimenti previsti in modo da scrutinarli. Addirittura un Paese membro dell’UE potrebbe chiedere informazioni riguardo a un altro Paese membro, cioè a un concorrente. La delegazione italiana ha però bloccato la proposta.

Parlando ai giornalisti il 10 novembre, il sottosegretario allo Sviluppo economico Michele Geraci (nella foto con Di Maio durante una recente visita in Cina) ha spiegato che “lo screening va bene, ma vogliamo che siano i Paesi membri ad avere l’ultima decisione. La proposta avanzata è di scambio obbligatorio di informazioni e non fa niente per bloccare gli investimenti, mentre noi vorremmo avere qualcosa che permetta [ad uno Stato membro] di bloccarli”.

Secondo le regole attuali, ha ricordato Geraci, la competenza per gli investimenti esteri spetta agli Stati membri e l’attuale proposta dell’UE è un’inutile “interferenza in quella che è una priorità degli Stati membri”.
Geraci ha inoltre spiegato che, per impedire gli investimenti “predatori”, “stiamo cercando di orientarli verso gli investimenti greenfield, in modo da avere una maggiore possibilità di portare ad un aumento del PIL e dell’occupazione, laddove fusioni e acquisizioni potrebbero non offrire questo vantaggio”.

Prima di entrare al governo, Geraci aveva formulato una proposta che aveva chiamato il “Piano Geraci” per un meccanismo che permettesse l’acquisizione progressiva di un’impresa, a condizione che i risultati rilevati lungo un arco temporale fossero positivi. Il meccanismo non esclude un’acquisizione di maggioranza o al 100%, ma solo come ultimo stadio di un processo che parta da una quota d’ingresso che può essere incrementata, se i risultati sono positivi in termini di occupazione, innovazione e output.

Colte di sorpresa, la Commissaria dell’UE Cecilia Malmstrom e la Ministro dell’Economia austriaca Margarete Schramboeck (l’Austria è presidente di turno dell’UE) hanno dichiarato alla Reuters di nutrire la speranza di raggiungere un accordo entro la prossima riunione ministeriale del 28 novembre.

Malmstrom ha cercato di blandire gli italiani affermando che la decisione finale spetterà agli Stati membri. Ma Geraci ha postato il dispaccio della Reuters commentando: “L’Italia è a favore di screening di investimenti predatori. Il progetto della UE non serve a fare screening ma è solo un obbligo di scambio di informazioni. Invece servono linee-guida per gli SM, cosa che mi impegnerò a proporre”.

Sullo stesso tema, l’agenzia britannica ha intervistato l’ex Cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, che ha auspicato una maggiore cooperazione tra Germania e Cina e ha criticato la proposta di screening dell’UE. “Dobbiamo pensare a chi sono i nostri alleati, chi ha interessi simili. E naturalmente penso alla Cina”, ha detto Schroeder, criticando sia i piani dell’UE sia quelli tedeschi per innalzare barriere contro gli investimenti cinesi. Gli investitori cinesi, ha osservato, sono preferibili alle “locuste” americane, un termine coniato nel 2005 dal suo collega socialdemocratico Franz Muentefering per descrivere i fondi di private equity e gli hedge fund statunitensi.

Schroeder ha anche deprecato l’esclusione delle imprese cinesi, come Huawei, dagli investimenti nelle reti mobili di nuova generazione in Germania. Gli Stati Uniti e l’Australia hanno introdotto tali divieti su basi di sicurezza, a qualcuno a Berlino pensa di fare lo stesso.