Che la banca “nazionale” svizzera è pronta a intervenire per tenere in piedi Crédit Suisse, è stato annunciato nella tarda giornata del 15 marzo scorso da parte dell’Autorità Federale di Vigilanza sui Mercati Finanziarî. Il rimpinguo potrebbe aggirarsi intorno ai 54 miliardi di dollari.

L’istituto cosiddetto “sistematicamente rilevante” sta perdendo clienti, essendo già stato costretto a prendere a prestito dalla banca centrale 39 miliardi di franchi svizzeri e a svendere titoli per generare liquidità. I clienti perduti erano essenzialmente grossi. La direzione della banca sostiene che i clienti piccoli continuano a rimanere “aggrappati”, nella misura – relativamente alla fine del 2022 – di 119 miliardi di franchi svizzeri in prestiti e depositi di PMI.

Qualora i piccoli clienti dovessero cominciare a ritirarsi, si avrebbe la fine della banca, ha valutato Inside Paradeplatz.

I titoli CDS per Crédit Suisse hanno raggiunto il 13 marzo il massimo storico di 517,7 che conviene rapportare al valore di 60 registrato all’inizio dell’anno 2022. Un operatore ha dichiarato all’Executive Intelligence Review che si stanno diffondendo voci sull’enorme esposizione in derivati, arrivando a prevedere un possibile salvataggio generalizzato, fatto con valuta elettronica della banca centrale (CBDC), forzando le banche ad accettarla nella convinzione che ciò non dovrebbe ripercuotersi in termini di inflazione.