di William Jones

Corrispondente dell’Executive Intelligence Review da Washington e membro non residente dell’Istituto Chongyang per gli Studi della Finanza, presso l’Università Renmin.

Nell’ambito della visita del Presidente cinese Xi Jinping in Italia si parlerà sicuramente di cooperazione tra Cina e Italia sul continente africano. Per l’Italia la questione africana ha rilevanza umanitaria ed economica. La devastazione economica di molti Paesi africani spinge sempre più migranti sulle coste italiane e la responsabilità della loro accoglienza è a carico dell’economia italiana. Per la Cina l’Africa è sempre stata oggetto di particolare attenzione, per via delle comuni condizioni di sottosviluppo durate per lungo tempo. Ma l’offerta di aiuto cinese non è mai mancata pur quando entrambe, Cina e Africa, erano considerate Paesi in via di sviluppo.

Uno dei progetti più rilevanti e significativi a tal proposito è il Progetto Transaqua (foto), un progetto di trasferimento idrico dal bacino del fiume Congo, il fiume con la seconda portata più grande nel mondo, al bacino del fiume Chari, affluente del Lago Ciad in costante riduzione della propria superficie (dai 25mila km2 del 1960 ai 1500 km2 di oggi).

Il trasferimento idrico permetterebbe di ripristinare il Lago Ciad e le dighe e gli impianti di produzione di energia lungo l’idrovia favorirebbero lo sviluppo regionale, interessando direttamente la Repubblica Democratica del Congo, l’Africa Centrale e la Nigeria. Anche il Niger, il Camerun, il Ciad e il Congo Brazzaville ne beneficerebbero.

La società Bonifica SpA è l’ideatrice del progetto e ne ha fatto la sua missione. Nel 2017 firmò con PowerChina un’accordo per lo sviluppo congiunto del progetto. La Cina, forte della sua esperienza nei progetti di trasporto idrico lungo l’asse Nord-Sud del proprio territorio, ha accumulato una vasta esperienza per poter affrontare un progetto del genere. La collaborazione si adatta anche alla proposta Nuova Via della Seta (BRI, Belt and Road Initiative), a cui il governo italiano ha aderito. PowerChina ha già contribuito agli studi di pre-fattibilità del progetto di Bonifica.

Nel 2018, i rappresentanti di entrambe le società furono invitati come relatori alla Conferenza Internazionale sul Lago Ciad, organizzata ad Abuja dal governo nigeriano. La dichiarazione finale asserì che il Lago Ciad richiede un’azione immediata. In quella occasione, il governo italiano promise 1,5 mln di euro (1,7 mln di dollari) per sostenerne lo studio di fattibilità.

L’ampliamento della BRI all’Africa ha fatto spirare un soffio di nuova speranza su un continente quasi abbandonato dall’Occidente, dal punto di vista delle grandi opere di sviluppo. La ferrovia Mombasa-Nairobi, la ferrovia rivierasca nigeriana, la ferrovia Ciad-Sudan, la ferrovia che unisce Port Sudan a Khartum creano già le condizioni per la possibile industrializzazione dell’intero continente africano.

Mentre la Cina ha svolto un ruolo di rottura, riavviando la prospettiva progettuale dello sviluppo industriale africano, la quantità di progetti è tale che la sola Cina non potrà farsene carico. La BRI offre alle nazioni occidentali l’occasione di lavorare assieme al perseguimento di tale obiettivo. La cooperazione con l’Italia sul Progetto Transaqua per il Lago Ciad si presenta come esempio e paradigma del funzionamento della BRI stessa.

Anche se certe nazioni occidentali stanno cercando di raffigurare la BRI come una “mossa” geopolitica della Cina, chiunque sia attento agli effetti esercitati sui Paesi coinvolti dai progetti che li hanno interessati sa della falsità di tali affermazioni. Come disse Abramo Lincoln, “Non si può ingannare tutta la gente per sempre”. Nella misura in cui le nazioni supereranno le proprie paure e cominceranno a operare nell’ambito della Nuova Via della Seta e uniranno le forze per sviluppare altre nazioni, esse stesse comprenderanno sempre meglio l’importanza del progetto e delle sue implicazioni più profonde per lo sviluppo del globo.

La Cina ha già registrato grandi successi nello sforzo di invertire il processo della desertificazione tramite i trasferimenti idrici, la riforestazione e l’irrigazione. Se alcune di queste competenze fossero applicate al caso africano, potremmo trasformare la regione del Sahel in un vero giardino, come lo era una volta. Le lezioni apprese, inoltre, potrebbero essere sfruttate su più larga scala per cambiare la natura della vita su questo pianeta a vantaggio di tutti i suoi abitanti.

L’articolo è apparso su CGTN https://news.cgtn.com/news/3d3d414d7855444e33457a6333566d54/index.html