In una breve dichiarazione del 6 dicembre, il Presidente Trump ha chiesto alla leadership saudita di ”consentire che cibo, carburante e medicinali arrivino al popolo yemenita che ne ha disperatamente bisogno. Bisogna farlo immediatamente per motivi umanitari”.

Due giorni dopo, la Casa Bianca ha lanciato un appello alla ”coalizione a guida saudita” a togliere il blocco per ”consentire il libero flusso di aiuti umanitari e merci critiche”. La dichiarazione esorta tutte le parti in causa a cessare le ostilità e ”riprendere i colloqui politici e porre fine alle sofferenze del popolo yemenita” aggiungendo una forte denuncia delle violenza da parte degli Houthis ed accusando l’Iran di armarli.

L’iniziativa della Casa Bianca segue quelle prese dal Congresso per porre fine al genocidio contro il popolo yemenita. In novembre il Gruppo Progressista al Congresso ha co-firmato un disegno di legge per porre fine alla partecipazione americana alla guerra nello Yemen, portando il numero di co-firmatari a 39.
Nel frattempo. nello Yemen, la situazione resta incerta, dopo l’assassinio dell’ex Presidente Ali Abdullah Saleh, il cui partito, il Congresso Popolare Generale, era nella coalizione con gli Houthis, che combattono le forze a guida saudita. Fonti sul terreno dipingono un quadro fosco di quello che poteva accadere Saleh fosse riuscito a fuggire da Sana’a e unirsi alla coalizione saudita. Riferiscono che sarebbe scoppiata la guerra civile generale nella capitale ed in altre aree sotto il controllo della coalizione. Ora sembra che Sana’a sia sotto controllo, e gli Houthis chiedono al resto della leadership del GPC di tornare a far parte dell’alleanza.

I sauditi non sono in grado di affrontare la guerra irregolare lanciata dagli Houthis nelle zone montagnose, in cui gli eserciti e le armi convenzionali sono obsoleti, come in Afghanistan. Senza una forza all’interno, come il fallito golpe di Saleh, è impossibile sconfiggere tali forze. L’unica arma che resta è la carestia di massa contro tutto il popolo .

Su scala regionale, i sauditi e i loro sostenitori in Gran Bretagna e negli Stati Uniti puntano su un’escalation contro l’Iran su tutti i fronti.