La visita di Joe Biden in Corea del Sud e Giappone è iniziata e terminata soffiando sul fuoco del conflitto militare e delle divisioni geopolitiche nella regione. Il Presidente degli Stati Uniti ha incontrato per la prima volta il nuovo Presidente della Corea del Sud, Yoon Suk Yeol, che durante la campagna elettorale si era impegnato a costruire un rapporto più stretto con gli Stati Uniti. In quell’occasione, i due leader hanno deciso di riprendere le esercitazioni militari congiunte e di riattivare un gruppo ad alto livello di consultazione e strategia di deterrenza estesa. Biden sta anche inserendo Seul nell’Indo-Pacific Economic Framework che, secondo il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, significa che “le democrazie e le società aperte del mondo si uniscono per definire il codice della strada”.
I due presidenti hanno anche parlato della necessità di “denuclearizzare” la penisola coreana. Parlando in seguito con la CNN, Yoon ha detto che “l’era dell’accondiscendenza verso la Corea del Nord” è finita, indicando che inizierà il gioco duro con il presidente Kim Jong-un.
Da lì, Biden si è recato in Giappone, dove ha incontrato il premier Kishida. Anche in questo caso, ha sorpreso persino i più stretti alleati affermando che gli Stati Uniti sono pronti ad intervenire in difesa di Taiwan se questa verrà attaccata dalla Cina. Codesta quasi-dichiarazione di guerra ha provocato una risposta furiosa da parte di Pechino.
Poiché le dichiarazioni del Presidente sono andate ben oltre la consueta politica degli Stati Uniti, la Casa Bianca ha dovuto rilasciare una dichiarazione per ribadire che Washington continua ad aderire alla “politica di una sola Cina” e che nulla è cambiato. Tuttavia, benché dispongano di una legge che impone loro di mantenere una capacità di difesa per Taiwan, gli Stati Uniti non avevano mai indicato che sarebbero accorsi in aiuto dell’isola in caso di attacco. Dato che non è la prima volta che Biden fa un’affermazione del genere, non si tratta semplicemente di una delle sue celebri “gaffe”.
Biden si è anche adoperato per convincere i giapponesi a “salire a bordo” di un “programma di difesa di Taiwan”. Poiché si stanno ancora leccando le ferite per l’ignominiosa sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, alcuni giapponesi non trascureranno l’opportunità di svolgere nuovamente un ruolo più muscolare nel Teatro Asia-Pacifico.
La politica bellica di Washington ha permesso all’Impero Britannico di proclamare i propri progetti in modo ancora più audace, come dimostrano le stravaganti dichiarazioni del Ministro degli Esteri britannico Liz Truss su una “NATO asiatica” e l’incursione scandinava di Boris Johnson per contribuire a far entrare Svezia e Finlandia nell’Alleanza Atlantica. Se può tornare in auge la “Gran Bretagna globale”, perché non il Giappone globale?
Il problema in Asia è che molti Paesi la vedrebbero con diffidenza, persino la Corea del Sud, che sente ancora il peso del dominio giapponese. Inoltre, il fatto che sia chiaramente intesa contro la Cina, il loro principale partner commerciale, fa sì che la maggior parte delle potenze dell’Asia-Pacifico si interroghi sull’opportunità di fungere da carne da cannone per la supremazia americana.
Biden ha anche presentato l’Indo-Pacific Economic Framework, che ha poco a che fare con l’economia e molto con la monopolizzazione della tecnologia, compresi i semiconduttori e l’intelligenza artificiale. Mentre la Cina costruisce ferrovie nel Sud-Est asiatico, gli Stati Uniti e i loro alleati fanno incetta di semiconduttori e predicano la riduzione delle emissioni di carbonio. Non proprio un biglietto vincente in una regione che chiede a gran voce infrastrutture. Un analista insoddisfatto ha definito il piano di Joe Biden un “hamburger senza carne e senza contorno”. Non è qualcosa che può sfamare le masse affamate che cercano una via d’uscita dalla povertà.