Da quando ha salvato il Brasile dal governo neoconservatore e filo-Washington di Jair Bolsonaro, il Presidente Lula da Silva è emerso come un solido portavoce delle nazioni del Sud globale. Anche a livello sudamericano, sta assumendo un ruolo di primo piano nel promuovere lo sviluppo. La sua abilità di statista è nuovamente emersa al vertice del Mercato comune del Sud (Mercosur), un gruppo non privo di attriti interni, il 7 dicembre a Rio de Janeiro. In quell’occasione, Lula ha presentato un ambizioso piano infrastrutturale regionale, composto da cinque direttrici chiave progettate per collegare e integrare meglio alcune delle aree più remote del Sud America.
Uno degli scopi delle rotte nuove e migliorate, che si collegano tutte a diverse zone del Brasile, è quello di incrementare il commercio con l’Asia, riducendo i tempi di trasporto delle merci tra il gigante sudamericano e i Paesi asiatici.
Un grande punto interrogativo, tuttavia, è rappresentato dall’Argentina, sotto il neoeletto presidente libertario Javier Milei, che si fa chiamare “Motosega”. Il 12 dicembre, il ministro delle Finanze Luis Caputo, che ricopriva la stessa carica nel governo conservatore di Macri (2018-19), ha annunciato un primo pacchetto di misure di austerità che ha dell’incredibile. In cima alla lista c’è una svalutazione monetaria del 54%, che fisserebbe il peso, ora a 366/dollaro, a 800/dollaro. Inoltre, verranno eliminati i sussidi all’energia (elettricità, gas, acqua) e ai trasporti, verranno aumentate le tasse sulle importazioni e sulle esportazioni non agricole, verranno sospese le gare d’appalto per tutte le opere pubbliche e tutti i progetti di questo tipo verranno ora presi in carico dal settore privato. Inoltre, il numero dei ministeri sarà ridotto da 19 a 9 e sono previsti licenziamenti massicci di personale in tutti i settori pubblici.
Anticipando i disordini sociali che tali misure provocheranno, il Ministro della Sicurezza Patricia Bullrich ha annunciato il 14 dicembre un protocollo draconiano di applicazione della legge volto a reprimere il dissenso pubblico e a “mantenere l’ordine”. I difensori dei diritti umani affermano che la nuova legge viola il diritto costituzionale alla libertà di parola.