La terza sessione della conferenza è iniziata con un’introduzione di Dennis Speed, che l’ha dedicata a William Warfield, famoso baritono afroamericano che fu membro del consiglio dello Schiller Institute fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 2002.
Dopo l’esecuzione del ciclo An die ferne Geliebte di Beethoven da parte di John Sigerson e Margaret Greenspan, è stato proiettato un video di Lyndon LaRouche presso la Howard University negli anni Novanta, in cui lo statista recentemente scomparso discute del rapporto necessario tra scienza e arte classica, sottolineando che tutta l’arte è intelligibile e non magica, e universale.
La consorte di LaRouche, Helga, ha quindi letto il discorso di apertura centrato sull’estetica e sulla filosofia schilleriana, ringraziando gli insegnanti che le fecero conoscere e amare Schiller (foto) già al liceo. Lo studio delle opere di Schiller e di altre opere classiche ebbe un effetto profondo, plasmandone il carattere e la visione del mondo ancor prima che ella si impegnasse in politica. Oggi, ha detto, possiamo giudicare la cultura dominante guardando a come le persone hanno reagito al lockdown a causa del Covid-19. Mentre molti hanno reagito seguendo gli impulsi del peggiore edonismo, altri si sono rivolti alla musica classica e alla grande arte per trovare ispirazione. Lo abbiamo visto in Italia, Francia, Germania e altre nazioni, dove le persone hanno cantato arie d’opera ed eseguito brani musicali dal balcone.
La relatrice ha quindi condotto il pubblico attraverso vari estratti dalle Lettere Estetiche di Schiller per dimostrare perché l’artista debba anelare al massimo livello, in quanto il vero scopo dell’arte classica è portare gli obiettivi individuali in armonia con quelli più vasti dell’umanità.

Il contributo unico degli spiritual afro-americani

Il prof. Eugene Thamon Simpson, nella sua relazione intitolata “Hall Johnson e il sogno di Dvorak: dallo Spiritual alla canzone artistica”, ha passato in rassegna la storia dello spiritual afro-americano e della battaglia per portarlo alla ribalta dei palcoscenici più importanti. Simpson ha dimostrato il rapporto tra il Lied tedesco e gli arrangiamenti classici dello spiritual. Mentre gli spiritual furono inizialmente marginalizzati e perfino ridicolizzati, con l’arrivo di Antonin Dvorak negli Stati Uniti e con la sua scoperta di questa musica essa fu elevata a forma artistica.
Il professore emerito Willis Patterson, del Michigan, ha dedicato la sua prolusione a “La presenza del principio classico nella musica popolare”. Si è trattato di una discussione sull’effetto della canzone popolare nel miglioramento dell’anima individuale e come fonte di conforto. Il prod. Patterson ha concluso il suo intervento con un riferimento a Schiller e facendo ascoltare una sua interpretazione della parte solista nell’Ode alla Gioia di Beethoven.
È quindi toccato a John Sigerson, direttore musicale dello Schiller Institute, parlare del “Potere fisico della poesia e della musica classiche”. Sigerson ha polemizzato con l’idea che la musica classica comporti solamente la “padronanza dello stile”, mentre è un principio fisico che ha effetto sul mondo fisico circostante. La musica classica è musica con uno scopo e non di effetti momentanei. Tramite una discussione tra Max Plank e Albert Einstein, Sigerson ha equiparato l’agape con la sete di verità, un principio di azione che si trova sia nella musica classica sia nella scienza.

Pubblichiamo di seguito l’intervento di Helga Zepp-LaRouche tradotto in italiano

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