Di fronte alle implicazioni della crisi ucraina ogni altro tema assume importanza secondaria. Se abbiamo ammonito contro il pericolo di uno scontro strategico quando questo non era ancora all’orizzonte, ora lo vedono anche i ciechi. Un’opportunità perché chi finora non ci ha ascoltato drizzi le orecchie.

Finalmente, numerosi media in Europa hanno cominciato a parlare del ruolo svolto dagli estremisti neonazisti nel violento colpo di stato perpetrato a Kiev. Nonostante queste denunce, il partito di estrema destra Svoboda, che fino al 2004 si chiamava Partito Nazionalsocialista, ha otto posti di rilievo nel governo ad interim del Premier Arsenij Yatsenyuk, oltre alla direzione del Consiglio di Sicurezza e Difesa dove ha piazzato addirittura il suo cofondatore Andrei Parubij.

Al contempo gli estremisti delle forze paramilitari dell’Ala Destra di Dmitro Jaroš mantengono una ferma presa sul governo. Mentre incontrava i capi di stato e di governo dell’UE e della NATO a Bruxelles il 6 marzo, Jatseniuk faceva licenziare tre sottosegretari alla Difesa che si opponevano alle pretese di Jaroš di concedere ai suoi militanti lo status di unità militari regolari! Jaroš ha preteso che venissero aperti gli arsenali alle sue forze per “ristabilire l’ordine nel paese ed impedire proteste anti-Maidan nelle regioni orientali e meridionali del paese”. Ricordiamo che si tratta di forze paramilitari ultra-nazionaliste, le stesse che hanno organizzato le violenze contro la polizia in piazza Maidan.

Jaroš ha dichiarato che se non verrà accontentata, l’Ala Destra parteciperà “più energicamente” al destino dell’Ucraina, una minaccia non tanto velata di un altro golpe.

Il 7 marzo l’assistente di Jaroš Andrij Tarasenko ha dato una conferenza stampa per annunciare i piani politici del gruppo. Come ha riferito il Kyiv Post, ha dichiarato che il gruppo assumerà un altro nome e parteciperà alle elezioni a tutti i livelli, presentando Dmitro Jaroš come candidato presidenziale. Tarasenko si è lamentato del fatto che finora “non c’è stato nessun cambiamento di potere. Sono cambiati solo i nomi degli uffici governativi” ed ha aggiunto: “Ci stiamo mobilitando, ci stiamo preparando per reagire all’aggressione straniera”.

Tarasenko è noto per aver dichiarato che la Polonia deve cedere i suoi territori all’Ucraina, ed aver annunciato che un nuovo regime nazionalista a Kiev costruirà una forza nucleare propria contro la Russia.

In un’altra provocazione, il 1 marzo Jaroš ha lanciato un appello al leader terrorista ceceno Doku Umarov ad unirsi attivamente all’Ala Destra per un’offensiva militare sul territorio della Russia. Umarov è accusato dalla Russia di essere l’autore di alcuni degli atti terroristici più brutali degli ultimi anni, e il Procuratore Generale russo ha reagito prontamente, chiedendo all’Interpol un mandato d’arresto internazionale contro Jaroš.

La Russia ha anche chiesto un’inchiesta sui responsabili dell’attacco dei cecchini durante la battaglia del 18-20 febbraio a Maidan, che ha ucciso 80 manifestanti e 20 poliziotti. L’iniziativa è stata presa dopo l’intercettazione telefonica del 26 febbraio tra il ministro degli Esteri estone Paet e Catherine Ashton, in cui il ministro rivela che i manifestanti gli avevano detto che responsabili della sparatoria erano proprio forze legate alla “nuova coalizione”.