Lo Schiller Istitute e il LaRouchePAC rimangono mobilitati contro gli evidenti tentativi britannici di provocare un nuovo attacco missilistico contro la Siria e le forze russe ivi dispiegate da parte di Regno Unito, Francia e Stati Uniti, prendendo a pretesto un falso attacco chimico. Rimane seria, nel contempo, la minaccia di guerra anche tra le principali potenze nucleari. Negli ultimi giorni rappresentanti e collaboratori dello Schiller Istitute sono stati in Siria per denunciare questa provocazione di guerra. Ulf Sandmark dalla Svezia e Odile Mojon dalla Francia hanno fatto tappa a Homs, Aleppo e Palmira, tenendo una conferenza stampa in quest’ultima città assieme ad alcuni funzionari del governo siriano, per presentare l’alternativa per la pace – che include la ricostruzione postbellica e lo sviluppo economico grazie all’iniziativa cinese Belt and Road per il Medio Oriente e l’Africa. Come abbiamo già riferito in questo sito, solo qualche giorno prima il senatore americano Richard Black aveva denunciato con forza la frode delle “armi chimiche” proprio durante la sua visita della Siria, aggiungendo che un attacco da parte della NATO colpirebbe le forze russe e siriane che stanno tentando di eliminare Al-Qaeda dalla Siria.

La provincia di Idlib, che la Gran Bretagna chiede non venga toccata da Siria e Russia, è in gran parte controllata da Al-Qaeda. I rappresentanti britannici presso le Nazioni Unite, guidati dall’ambasciatrice Karen Pearce presso il Consiglio di Sicurezza, hanno chiesto espressamente: nessuna azione militare contro i terroristi a Idlib; nessuna ricostruzione della Siria, né con un “piano Marshall” né con un “piano di Bruxelles”; l’occupazione delle forze americane nel Nord-Est della Siria deve essere indefinita. Gli ambasciatori statunitensi e francesi all’ONU hanno fatto eco alla Pearce.

E’ ironico che costoro minaccino una guerra mondiale per proteggere Al-Qaeda. Questo, mentre il Presidente Trump era in Pennsylvania, lodando il coraggio dei passeggeri del volo n. 93 e tutti coloro che risposero a quegli attacchi, e il quarto canale della NBC-TV di New York stava dando risalto al concerto-memoriale dello Schiller Institute per le vittime dell’11 settembre. Trump ha sempre avuto ragione nel voler ritirare le truppe americane dalla Siria e continua ad averla nel volere cooperare con il Presidente russo Putin per risolvere questo problema.

Il continuo attacco e il tentativo di colpo di stato contro il Presidente americano, guidato dallo stesso Robert Mueller che, in qualità di direttore dell’FBI insabbiò i legami tra sauditi, servizi di intelligence britannici e gli attacchi alle torri gemelle, nasce proprio dall’intenzione di impedire la collaborazione con la Russia e la Cina. Oggi a New York, la presidente dello Schiller Institute Helga Zepp-LaRouche e il senatore Black, insieme a rappresentanti diplomatici, hanno dato vita ad un importante convegno per dare continuità a questa mobilitazione. La signora LaRouche ha chiesto la collaborazione tra le quattro potenze – Stati Uniti, Russia, Cina e India – a favore di nuovi accordi monetari modellati sulla Bretton Woods di Franklin D. Roosevelt e del nuovo paradigma di sviluppo incardinato sulla Belt and Road Initiative, il modello del “ponte terrestre mondiale”.

Questo fine settimana ricordiamo anche, a distanza di dieci anni, il fallimento di Lehman Brothers; l’innesco, cioè, del collasso finanziario globale. Le banche centrali hanno “salvato” la City di Londra e Wall Street creando una bolla del debito impagabile e assai maggiore di quella che implose allora; la cosiddetta “crisi valutaria dei mercati emergenti”, ora sotto l’attenzione di alcuni media, è il preludio di un nuovo incombente collasso finanziario nella regione transatlantica.

Questo processo deve essere arrestato, per salvare invece il nuovo paradigma di sviluppo. L’unico modo sicuro è la netta separazione bancaria, ripristinando la Legge Glass-Steagall negli Stati Uniti e con leggi analoghe in Europa. Questa mossa condurrà alle altre tre “leggi” che Lyndon LaRouche indicò come come necessarie, tra le quali la creazione di istituti nazionali di credito alle infrastrutture proprie di una “New Bretton Woods”.