9 settembre 2011 (MoviSol) – Mentre si avvicina il decimo anniversario dell’11 settembre, l’amministrazione Obama continua a nascondere informazioni cruciali sulla vera paternità del peggiore attacco terroristico della storia, con quasi 3000 vittime civili.

Nel dicembre 2002, l’inchiesta del Congresso pubblicò il suo rapporto. L’ultimo capitolo, di 28 pagine, dettagliava il finanziamento saudita di almeno due dei dirottatori, e citava trasferimenti bancari dal conto di Washington dell’allora ambasciatore saudita principe Bandar bin-Sultan ai dirottatori Hazmi e Al-Midhdhar.

Il Presidente Bush ordinò di secretare quel capitolo e di stralciarlo dal rapporto finale. Il Presidente Obama promise ad un gruppo di familiari delle vittime che lo avrebbe desecretato, ma invece ha mantenuto la censura e preso altre misure per insabbiare ulteriormente la verità.

I legami col principe Bandar, attraverso due funzionari di intelligence sauditi, sono anche la chiave per uno scandalo più vasto, e cioè il ruolo dei fondi neri dell’accordo anglo-saudita Al-Yamamah nel finanziamento di Al Qaeda e altre organizzazioni terroristiche internazionali.

Purtuttavia, le informazioni sono trapelate da altri ambienti. L’ex capo dell’antiterrorismo del National Security Council, Richard Clarke, ha accusato la CIA di aver nascosto nel 2000 e nel 2001 informazioni cruciali che avrebbero potuto impedire gli attacchi. In un’intervista concessa al Daily Beast Online, Clarke ha denunciato il fatto che la CIA stesse tentando di reclutare due dei dirottatori, e per questo omise di informare la Casa Bianca, il NSC e l’FBI. Clarke sostiene che l’insabbiamento fu ordinato dall’alto della CIA, dal direttore George Tenet in persona.

Un documentario che sarà trasmesso su Fox News l’11 settembre documenta anche la rete di sostegno saudita all’operazione terroristica. L’ex senatore democratico Bob Graham, che condusse l’inchiesta del Congresso, alla domanda se egli ritenga che la rete di sostegno dei dirottatori sia rimasta intatta, poiché non è mai stata pienamente identificata né smantellata dopo gli attacchi, ha risposto: “Non ho motivo di ritenere che non lo sia”.

Dunque, perché Obama continua ad insabbiare, se il pericolo rappresentato da queste reti è tale da giustificare una guerra in Afghanistan che dura da oltre dieci anni? Evidentemente perché si tratta di informazioni esplosive.

Come denunciò Lyndon LaRouche in un’intervista radiofonica mentre giungeva notizia degli attacchi, si trattava ovviamente di un attacco pianificato ad alto livello da un ente molto capace. In realtà, LaRouche aveva ammonito nove mesi prima che Bush e Cheney avrebbero imbastito una specie di “incendio del Reichstag” per introdurre misure da stato di polizia.

Secondo alcuni giuristi e fonti di intelligence USA, dall’11 settembre i governi Bush e Obama hanno compiuto tanti e tali coperture di reati col pretesto della sicurezza nazionale, che sono disperati dall’idea che possano emergere le tracce. E proprio come Bush e Cheney tentarono di introdurre una replica dell’Official Secrets Act britannico negli USA, stracciando la libertà di parola, così il Presidente Obama sta perseguendo lo stesso obiettivo, semmai più spietatamente.