Il 31 ottobre la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha votato 232 contro 196 per autorizzare un’inchiesta finalizzata all’impeachment del Presidente Trump. Il voto ha seguito le linee di partito, con l’eccezione di due democratici che hanno votato contro. Poco dopo, il leader della minoranza Kevin McCarthy, repubblicano della California, ha dichiarato che i democratici vogliono l’impeachment “perché hanno paura di non poterlo sconfiggere alle urne”, in riferimento alle elezioni presidenziali del 2020. Prima di liquidare la dichiarazione di McCarthy come difesa partigiana di Trump, si consideri che questo argomento è stato per primo usato da un parlamentare democratico, il texano Al Green, che presentò per primo una mozione per l’impeachment nel dicembre 2017. Lo scorso luglio, Green disse che “se non lo incriminiamo, il Presidente sarà rieletto”.


Si ricordi che l’elemento principale su cui si basa il voto del 31 ottobre è la telefonata tra Trump e il presidente ucraino Zelens’kij in cui Trump avrebbe esercitato pressioni sul suo interlocutore per indagare per corruzione su Joe Biden, uno dei suoi avversari democratici. Tuttavia, a causa del rapido sbriciolarsi di questa pezza d’appoggio, la procedura di impeachment finirà probabilmente per rendere la rielezione di Trump più probabile.


La mozione dei democratici era in parte designata ad anticipare le accuse dei repubblicani di non aver garantito il diritto di accesso ai documenti e alle testimonianze che sono finora stati resi solo in udienze segrete. L’inchiesta ufficiale darebbe loro quel diritto, ma solo se il presidente della Commissione, Adam Schiff, o una maggioranza della stessa, fosse d’accordo! Finora, dalle udienze segrete sono trapelate dichiarazioni che suggeriscono un comportamento improprio di Trump. Ma esse portano anche a una storia alquanto bizantina che riguarda l’Ucraina e sulla quale non ci soffermiamo per mancanza di spazio. Basti dire che i testimoni ascoltati sono funzionari di carriera del Dipartimento di Stato e diplomatici coinvolti nel golpe del 2014. Essi ora si stanno adoperando per ostacolare gli inquirenti del governo che raccolgono le prove dei legami tra i golpisti di Kiev e le fonti originali delle false accuse di collusione di Trump con “i russi”.


È affiorato il nome di un personaggio chiave, coinvolto sia in Ucraina sia, successivamente, nella “narrativa” dell’impeachment. Si tratterebbe di Eric Ciaramella, la “talpa” che ha spifferato il contenuto della telefonata tra Trump e Zelens’kij, e che è stato identificato dal giornalista d’inchiesta Paul Sperry in un articolo apparso su RealClear Investigations il 30 ottobre.
Oltre agli ovvi legami tra agenti dell’intelligence di Obama e gli attori del tentato rovesciamento di Trump, Schiff ha altri problemi. Egli ha fatto mettere agli atti una versione modificata della trascrizione della telefonata Trump-Zelens’kij, e ha “dimenticato” di comunicare che i suoi assistenti incontrarono Ciaramella aggirando i canali ufficiali.


Nel frattempo, l’inchiesta sulle origini del Russiagate condotta del Ministro della Giustizia Barr e del procuratore John Durham, che ora è stata promossa a inchiesta penale, sta creando il panico nella comunità di intelligence, tra coloro che tramarono con enti d’intelligence britannici e di altri Paesi per rovesciare un Presidente degli Stati Uniti legittimamente eletto. (Nella foto il Presidente Trump all’epoca del suo primo incontro col Presidente russo Putin).