Il seguente articolo di Jeffrey Steinberg sarà pubblicato sul prossimo numero dell’Executive Intelligence Review.

Il 7 gennaio 2015, poche ore dopo l’attentato terroristico di fronte alla sede del settimanale satirico Charlie Hebdo, che uccise dodici persone, l’ex Senatore Bob Graham (democratico, Florida) si unì ai congressisti Walter Jones (repubblicano), Stephen Linch (democratico) e Thomas Massie (repubblicano) e a rappresentanti delle famiglie delle vittime dell’11 settembre, per una conferenza stampa a Capitol Hill, convocata per chiedere l’immediata pubblicazione del capitolo di 28 pagine del rapporto della commissione d’inchiesta sull’11 settembre da cui risulta il ruolo della famiglia reale saudita nel finanziare i dirottatori degli aeroplani.

Le parole del Sen. Graham sono valide anche oggi, sulla scia della strade di Parigi del 13 novembre per mano dell’ISIS. Il Sen. Graham disse alla sala stampa strapiena: il sauditi sapevano quello che facevano. Non sono inconsapevoli delle conseguenze delle azioni del loro governo. In secondo luogo, i sauditi sanno che noi sappiamo che cosa hanno fatto! Qualcuno nel governo federale ha letto queste 28 pagine, qualcuno nel governo federale ha letto tutti gli altri documenti che sono stati secretati finora. E i sauditi lo sanno.

Quale pensate che sarebbe la posizione dei sauditi se sapessero quello che hanno fatto, sapessero che gli Stati Uniti sanno che cosa hanno fatto, e avessero osservato gli Stati Uniti prendere una posizione di passività o addirittura ostilità nei confronti di coloro che vogliono rendere noti questi fatti? Che cosa farebbe il governo saudita in tali circostanze, il che è esattamente quello che fanno da oltre un decennio?

In primo luogo ha accelerato il suo sostegno ad una delle forme più estreme dell’Islam, il wahabismo, in tutto il mondo, soprattutto in Medio Oriente. E in secondo luogo ha sostenuto il loro fanatismo religioso con mezzi finanziari e altre forme di sostegno nei confronti delle istituzioni che portavano avanti tali forme estreme di Islam.

Tali istituzioni includevano moschee, madrasse e ambienti militari. Al Qaeda era una creatura dell’Arabia Saudita; gruppi regionali quali al-Shabaab erano in larga parte creature dell’Arabia Saudita, e ora la loro ultima creatura è l’ISIS!

“Sì, spero e confido che gli Stati Uniti riescano a sgominare l’ISIS, ma se pensiamo che questa sia la definizione di vittoria siamo molto ingenui! L’ISIS è la conseguenza, non la causa, del dilagare dell’estremismo, principalmente in Arabia Saudita, e anche se venisse sgominato, al suo posto verrebbe creata e finanziata un’altra istituzione che portasse avanti la stessa causa. Quindi la conseguenza della nostra passività verso l’Arabia Saudita è che abbiamo tollerato queste successione di “istituzioni” violente, estreme e molto dannose per tutto il Medio Oriente, e una minaccia per il mondo intero, come abbiamo visto a Parigi.”

Il Sen. Graham aveva ragione, il 7 gennaio. Le sue parole assumono oggi un significato ancora maggiore, sulla scia dello choc per ciò che è accaduto a Parigi, e per il timore che possa accadere di nuovo.

– Può accadere di nuovo –

L’ISIS ha già lanciato altre minacce di attacchi terroristici simili a Roma, Londra, Washington e ad altre città americane. Il governo russo, dopo un’accurata inchiesta, è giunto alla conclusione che anche il volo russo che si è schiantato nel Sinai, in Egitto, il 17 novembre, sia stato abbattuto da una bomba messa a bordo dai terroristi. L’ISIS ha rivendicato anche questa atrocità, in cui sono state uccise 224 persone, tra cui un bambino di 10 mesi. L’ISIS ha rivendicato anche gli attentati suicidi del 12 novembre a Beirut, che hanno ucciso e ferito centinaia di innocenti.

Il Sen. Graham ha assolutamente ragione. L’ISIS è la conseguenza della promozione del wahabismo e del terrorismo jihadista da parte dell’Arabia Saudita. Per essere più precisi, Al Qaeda, lo Stato Islamico, il Fronte al-Nuṣra e altri gruppi terroristici sono il prodotto di un’alleanza anglo-saudita, collegata allo scambio di armi – in cambio di petrolio, detto Al Yamamah, tra Londra e Riyāḍ. Al Yamamah ha creato un fondo nero per il terrorismo, che alimentò direttamente Al Qaeda, fin dagli esordi di questo sinistro accordo negli anni Ottanta. Lo choc per le strade di Parigi ha costretto l’amministrazione Obama, almeno per il momento, ad abbandonare le sue campagne di odio contro la Russia e il Presidente Putin, e ad accettare almeno formalmente l’urgenza della collaborazione con Mosca per sgominare lo Stato Islamico.

E’ giunta l’ora della resa dei conti con l’apparato anglo-saudita che finanzia e pilota da decenni la crescita dell’apparato jidahista, fornendo finanziamenti e sostegno logistico.

E’ giunta l’ora di pubblicare integralmente le 28 pagine dell’inchiesta della Commissione Congiunta del Congresso USA sull’11 settembre. La pubblicazione di queste 28 pagine dovrà essere l’inizio di un’inchiesta approfondita sul ruolo della monarchia britannica nel promuovere il terrorismo globale, a partire dalle rivelazioni sul ruolo saudita negli attentati dell’11 settembre.

– La resa dei conti –

Il Congresso non può più tollerare l’insabbiamento di queste 28 pagine da parte della Casa Bianca. La Commissione d’Inchiesta del Congresso appartiene al ramo legislativo, e il Congresso ha quindi piena autorità sulla pubblicazione di quelle 28 pagine, anche se la Casa Bianca continuerà a opporvisi. Nel 1971 la Corte Suprema decise all’unanimità che la pubblicazione delle “Carte del Pentagono” (che tre anni più tardi portarono alle dimissioni di Nixon, da questi preferite all’impeachment, NdR) da parte del Sen. Mike Gravel (democratico, Alaska) rientrasse sotto la clausola sulla “libertà di parola e di dibattito” della Costituzione, stabilendo così che il Congresso ha l’autorità costituzionale per desecretare, anche oggi, immediatamente, le 28 pagine in questione.

Anche se è risaputo che tali pagine forniscono dettagli su come il Direttorato Generale di Intelligence Saudita abbia appoggiato almeno due dei dirottatori dell’11 settembre al loro arrivo in California, e come il principe Bandar bin-Sultan, allora ambasciatore saudita a Washington, abbia fornito fondi ai due dirottatori, esse contengono altri dettagli e piste vitali sulla più ampia portata del sostegno dato dal regime saudita agli assassini dell’11 settembre.

Se la verità sulle mani insanguinate dei sauditi nell’11 settembre fosse venuta allo scoperto allora, nessun Presidente americano avrebbe potuto cavarsela con la politica servile nei confronti dei sauditi che ha caratterizzato sia l’amministrazione Bush sia l’amministrazione Obama dopo l’11 settembre. Ancor oggi il Presidente Obama ha la sfrontatezza di lodare pubblicamente i sauditi per il loro ruolo nella “coalizione che combatte l’ISIS”.

Anche se non avesse commesso altri atti passibili di impeachment, l’insabbiamento del ruolo saudita nel terrorismo internazionale ha reso Obama passibile di gravi reati che giustificano una tale procedura di destituzione.

Altrimenti, come ha detto giustamente il Sen. Graham, anche se si riuscisse a sgominare Al Qaeda e l’ISIS, il male che è alla loro fonte riapparirebbe in forme nuove e virulente in tempi brevi. Esigiamo quindi che vengano pubblicamente immediatamente le 28 pagine!