L’11 ottobre il Parlamento ha approvato il Documento di Economia e Finanza (DEF) che prevede un aumento del deficit di bilancio al 2,4% del PIL. Nel corso del dibattito, i rappresentanti del governo e della maggioranza hanno chiarito che dietro la “disobbedienza” verso l’UE c’è un solido e motivato approccio strategico.

In rappresentanza del ministro Tria, assente per gli impegni al FMI, il DEF è stato illustrato in modo autorevolissimo dal prof. Paolo Savona, il quale si è preso un’implicita rivincita su quanti, da Bruxelles a Francoforte a Roma, hanno fatto di tutto per impedirgli di svolgere il ruolo che originalmente gli spettava, quello di Ministro dell’Economia.

Nella replica alla Camera, Savona ha spiegato che egli avrebbe voluto spendere molto di più, ma è stato deciso di muoversi con “prudenza” e tuttavia dimostrare che gli investimenti e la crescita, e non l’austerità, migliorano la stabilità fiscale.

Il Ministro per gli Affari Europei ha quindi proseguito: “Come l’onorevole Di Maio sa, io insisto molto che è necessario ripetere, ovviamente a distanza di cento anni, ciò che fece Roosevelt col New Deal e le riforme; mise insieme la parte industrializzata del Nord degli Stati Uniti con la parte agricola e, per certi versi, con gravi difetti di razzismo, ed è riuscito nell’intento. E, quindi, il mio convincimento che l’esperimento che si sta svolgendo in questo momento e, quindi, rispondo implicitamente alle critiche che si sono rivolte sull’assenza di uno specifico riferimento al Mezzogiorno d’Italia, è veramente un poderoso sforzo di Italia unitaria, di coincidenza fra interessi fra la zona avanzata e la zona arretrata, non certo culturalmente perché io provengo da questa”.

La parte conclusiva dell’introduzione al DEF afferma che “si tratta di un ambizioso programma, quindi siamo coscienti, ma era ambizioso anche il programma del New Deal (tra l’altro, era in un habitat completamente diverso)… che mira soprattutto a rispondere all’aumento della povertà registrata dalla crisi in poi, soprattutto fra i giovani e le famiglie numerose e nelle regioni meridionali del Paese”.

avona è tornato a sottolineare il carattere “prudenziale” del programma: “Tutti si rendono conto che abbiamo bisogno di maggiori investimenti (…) quindi iniziamo a costruire un New Deal che parte dalla realizzazione “perché siamo coscienti che dobbiamo fare quelle riforme che Roosevelt avviò. Roosevelt fece una riforma sostanziale nel campo finanziario, nel campo della concorrenza, nel campo delle relazioni industriali [leggi: la separazione bancaria (Glass-Steagall), l’antitrust e le riforme a favore dei lavoratori]. Chi conosce bene la storia (…) sa che fece delle iniziative molto, molto importanti”.

Il surplus commerciale mostra che l’Italia produce annualmente 50 miliardi di eccedenze di risparmio inutilizzate, e quindi un potenziale di 150 miliardi in tre anni (l’arco di tempo previsto dal DEF) che potrebbe essere usato per gli investimenti. Contrariamente a quanto si afferma a livello europeo, l’Italia vive al di sotto delle proprie risorse, ha rivendicato Savona.

Ascoltato in religioso silenzio, Savona è stato interrotto più volte dagli applausi, il più fragoroso e trasversale dei quali ha accolto una sua battuta apparentemente innocua e in realtà diretta a Jean-Claude Juncker, fustigatore degli italiani e noto amico della bottiglia. “Io vado ad acqua”, ha detto mentre riceveva un bicchiere di minerale per schiarirsi la voce.