Su questo tema, il 29 febbraio lo Schiller Institute americano ha tenuto una riuscita manifestazione pubblica a New York con la partecipazione di Bill Binney, ex direttore tecnico della NSA, del suo collega Kirk Wiebe e di Michael Billington, per decenni collaboratore di Lyndon LaRouche che fu vittima di un’ingiusta condanna carceraria nell’ambito della vicenda giudiziaria che aveva preso di mira lo stesso LaRouche.
Binney e Wiebe hanno raccontato a una sala strapiena di come avessero diretto, prima degli attacchi dell’undici settembre, lo sviluppo di un modo molto selettivo per organizzare limitati dati di sorveglianza che avrebbero permesso di scoprire i preparativi dell’undici settembre e di essere poi finiti nelle maglie della giustizia proprio per questo! Il loro sistema era costituzionale e avrebbe funzionato, hanno detto, mentre quello di “sorveglianza totale” della popolazione adottato dalla NSA no.
Binney ha anche esposto le prove raccolte dal suo gruppo di ex dell’intelligence, che dimostrano che il cuore del “Russiagate”, e cioè la tesi che il GRU abbia penetrato il sistema di comunicazioni dei Democratici nel 2016, non possa essere vera. È stato dimostrato che la fuga di notizie non fu dovuta a un atto di pirateria a distanza, ma alla copia manuale, in loco, dei dati contenuti nei calcolatori a Washington e passati a WikiLeaks. Inoltre, il famoso pirata informatico che si faceva chiamare Guccifer 2.0 era invece, secondo Binney, “un piccolo gruppo nella CIA”. Nonostante l’ex direttore tecnico della NSA abbia presentato queste risultanze all’allora direttore della CIA Mike Pompeo, su richiesta personale di Trump nel 2017, Pompeo non ne fece alcunché, permettendo invece che l’attacco al Presidente con il “Russiagate” procedesse e quasi riuscisse.
Il video della conferenza può essere seguito su qui: https://larouchepac.com/20200224/rescuing-republic-surveillance-state.