L’accusa che l’FBI abbia mandato un informatore nella campagna di Trump per tendergli una trappola, nota ora come “Spygate”, dimostra senza ogni ombra di dubbio che fu il Regno Unito, con le sue varie unità di intelligence, e non la Russia, a interferire nelle elezioni presidenziali americane del 2016, in combutta con funzionari di intelligence anti-Trump interni all’Amministrazione di Obama. I media dominanti negli Stati Uniti tentano di insabbiare questa operazione segreta, riducendo lo Spygate a un dibattito semantico, se il dispiegare agenti di intelligence nella campagna di Trump sia “spionaggio”, “infiltrazione”, una necessaria difesa contro l’aggressione russa o un esempio della paranoia di Trump.

La storia è complicata, come vedremo di seguito, ma sono emersi abbastanza fatti da poter affermare che vi fu una operazione congiunta degli intelligence britannico e americano destinata a tendere una trappola a funzionari dell’organizzazione elettorale di Trump con agenti provocatori. I protagonisti sono tre agenti legati alla CIA, all’FBI ed all’MI6: Joseph Mifsud, Alexander Downer e Stefan Halper. I tre furono mandati per manipolare i funzionari di basso livello di Trump Carter Page e George Papadopoulos, facendo loro credere di lavorare con reti di intelligence russe che volevano aiutare Trump. Lo scopo era stabilire collegamenti che in seguito potessero essere citati come canali di influsso russo nella campagna di Trump.

Questa operazione fu condotta tra il luglio e il settembre del 2016, all’epoca in cui Trump ottenne la nomina del Partito Repubblicano vincendo le primarie, e poco dopo che il direttore obamiano della CIA John Brennan ebbe creato una task force col direttore della National Intelligence James Clapper, allo scopo di indagare su presunti tentativi russi di influenzare il risultato delle elezioni. Inizialmente Brennan fu spinto in questa direzione da Robert Hannigan, allora capo della sezione britannica di guerra elettronica, il GCHQ. Egli e Clapper convinsero l’allora direttore dell’FBI James Comey e altri funzionari di intelligence ad alto livello, incluso l’agente di collegamento tra l’FBI e Brennan, Peter Strzok, ad aprire un’inchiesta dell’FBI. A Strzok fu ordinato di incontrare a Londra il 5 luglio l'”ex” agente dell’MI6 Christopher Steele, per essere informato sui promemoria preparati da Steele, che sostenevano l’esistenza di svariati canali di influsso russo su Trump, incluse le finte registrazioni a sfondo sessuale a scopo di ricatto. Il 31 luglio 2016 fu avviata l’inchiesta dell’FBI, usata per giustificare l’infiltrazione di spie che in realtà erano entrate in azione già da prima.

Lo scopo dell’operazione Mifsud/Downer/Halper è stato riassunto da George Parry nell’American Spectator del 22 maggio 2018. In “L’affare Papadopoulos: deprimente”, Parry scrive che lo sfortunato Papadopoulos fu “indotto a ripetere una storia finta su faccende sporche e sulla corrispondenza elettronica della Clinton, al fine di creare l’apparenza di una collusione tra la campagna Trump e i russi e una scusa per un’inchiesta dell’FBI su tale campagna”. In altre parole, una classica montatura in cui sono gli “inquirenti” a suggerire il “reato” per poi incolpare le proprie vittime.

Tutte le strade portano a Londra

Sin dall’inizio il movimento di LaRouche sostenne non esservi alcuna interferenza russa o collusione con Trump, ma semmai un tentativo congiunto delle agenzie di intelligence americane e britanniche di sconfiggere Trump, o destituirlo una volta eletto. Oltre all’articolo di Parry, che conferma l’analisi di LaRouche, ne sono apparsi altri che dicono lo stesso. Publius Tacitus, sul blog Sic Semper Tyrannis dell’ex specialista di intelligence militare Col. Pat Lang, ha scritto che le nuove prove “fugano ogni dubbio che i servizi britannici e americani abbiano collaborato in uno schema subdolo e fabbricato”.

Un altro articolo apparso sull’American Spectator il 25 maggio, a firma di George Newmayr e col titolo “la rete di spionaggio Londra-Langley”, dettaglia le nuove prove che stanno emergendo. Ancor più significativo è il blog Gateway Pundit, con un articolo di Jim Hoft, che sostiene un governo straniero abbia effettivamente interferito nelle elezioni, “ma il governo identificato è il Regno Unito, non la Russia”. Hoft afferma che coloro che hanno lanciato il Russiagate “erano disposti a rischiare la terza guerra mondiale con la Russia pur di non avere una presidenza di Trump.”

L’articolo fa capire che ciò che temevano di più gli autori della montatura è che Trump ribaltasse la politica che promuove lo scontro con la Russia e la Cina, da cui dipendevano la loro carriera e la loro ricchezza. Il fatto che Trump potesse portare gli Stati Uniti a collaborare pienamente con il Nuovo Paradigma che stava emergendo, guidato da Cina e Russia, spiega la campagna isterica senza precedenti nei suoi confronti, condotta dai media dell’establishment in Europa come negli Stati Uniti. È questo che ha portato alla finzione nota come Russiagate. Checché si dica della politica di Trump e del suo stile, egli è stato eletto dai cittadini americani e il Deep State non dovrebbe condurre un’ operazione di cambio di regime contro di lui.

Per informare i cittadini su ciò che sta accadendo, il LaRouche Political Action Committee ha pubblicato una dichiarazione in cui chiede al Presidente Trump di porre fine al “rapporto speciale” con la Gran Bretagna e desecretare tutti i documenti segreti sulla sua campagna.