La realtà è che la Russia stringe il cerchio intorno all’ISIS, che invece viene sostenuto da Obama. È una vera e propria mobilitazione da parte della Russia in difesa della Siria: chi lo nega, mente consapevolmente. Putin deve intervenire: il modo più efficace per distruggere lo ‘Stato Islamico’ sarebbe quello di un attacco aereo.

Non lasciatevi confondere. Obama viene colpito al fianco e i suoi amici tagliagole dell’ISIS verranno identificati e colpiti. Non può farci niente. È inutile girarci intorno, Putin è costretto a questa azione dalla situazione strategica che si è creata.

Anche il governo turco è nei guai, è nei guai tutto l’asse turco-saudita. I russi hanno fatto sapere ai turchi che il prolungato sforzo di Erdoğan (e di Obama) di rovesciare Assad costituisce una strategica provocazione diretta della Russia. Vi saranno forze, in Turchia, che cominceranno a mobilitarsi contro il primo ministro.

Putin sa perfettamente che cosa bolle in pentola in Ucraina. Sa che Obama preme per uno scontro con la Russia. Tiene tutto questo in considerazione. Non è una situazione in cui si possa giudicare tramite delle deduzioni. Putin ha intrapreso un percorso necessario. Non ne conosciamo i tempi e le modalità; potrebbe avere uno sviluppo immediato.

Si tratta di un’azione sul fianco, per la difesa decisiva del legittimo governo della Siria e per l’integrità dello Stato siriano.

Allo stesso tempo, le celebrazioni a Pechino del 70esimo anniversario della vittoria della Seconda guerra mondiale, con una parata militare senza precedenti, hanno dimostrato la consapevolezza della Cina dei piani di guerra di Obama. La Cina sta con la Russia.

Nell’ambito di questo quadro strategico la questione dei migranti va posta in modo differente, dice Lyndon LaRouche: si tratta di un genocidio di massa, espressamente voluto. Chi si macchia di questo genocidio sono le stesse persone che non attaccano Obama per aver assassinato Gheddafi, o per l’insabbiamento dello scandalo sull’assassinio dell’ambasciatore americano a Bengasi, in Libia, e di tre funzionari americani. Ecco la vera questione.

All’epoca dell’assassinio di Gheddafi, nell’ottobre 2011, Lyndon LaRouche disse che si trattava di un segnale dell’intenzione dell’Impero Britannico di provocare la guerra generale. Anche ciò, ora, è innegabile.

Il genocidio di massa dei rifugiati interessa varie regioni. Il Mediterraneo, il confine tra Turchia e Grecia, l’Europa, l’Africa. Obama è il principale promotore di questa operazione delittuosa.

L’intenzione di uccidere in massa è implicita nelle azioni del Presidente del “Yes we can”. Chiunque facesse quel che fa, avrebbe un’intenzione implicita di questo tipo. Obama si attiene alle sue intenzioni.

Sono le sue azioni ad avere l’effetto del genocidio. Si tratta di un modello che sta seguendo, e non soltanto del suo effetto. Obama ha fatto quello che ha fatto. È colpevole di un crimine in Africa settentrionale, e non è ancora stato processato. Il crimine è accaduto ed è ancora in atto. Ora tutto questo viene a galla. Le sue menzogne e i suoi crimini (la morte dell’ambasciatore americano e dei funzionari americani).

È un assassino di funzionari americani. Ecco il problema che Hillary Clinton si trova ad affrontare e su cui potrebbe dire molto.