Un documentario mandato in onda dalla TV di stato russa il 15 marzo conferma che il Presidente russo Vladimir Putin era pronto a mettere in allerta le forze strategiche nucleari, dopo il golpe orchestrato dall’Occidente per rovesciare il Presidente ucraino Yanukovich all’inizio del 2014. Putin dice all’intervistatore del documentario, che era in preparazione da otto mesi, di aver avvertito i leader americani ed europei di starsene fuori dalla Crimea, e conclude che i suoi avvertimenti hanno evitato una guerra globale.

Prima della destituzione di Yanukovich, aggiunge Putin, non era previsto il ritorno della Crimea alla Russia; tuttavia, una volta convinto che “i nostri amici americani” avevano “orchestrato” il golpe del Maidan, il Presidente russo aveva l’obbligo di difendere la popolazione della Crimea, a maggioranza russa.

I capi di stato e di governo europei devono riesaminare la politica delle sanzioni contro la Russia, e alcuni di loro chiederanno di collegare la revoca delle sanzioni alla piena osservanza dell’accordo di Minsk II da parte di Mosca. In questo contesto, la proposta di Jean-Claude Juncker, che l’UE formi un “esercito comune europeo” per fermare la presunta aggressione russa, va vista come una spudorata provocazione politica, in quanto militarmente non sarà mai realizzabile.

Nel frattempo il Presidente ucraino Petro Poroshenko sostiene che undici paesi dell’UE sarebbero d’accordo a fornire armi al suo paese, e che anche gli Stati Uniti sarebbero pronti a vendere armi difensive all’esercito ucraino, ma le sue affermazioni non sono state confermate.

Ed è proprio l’idea di armare l’Ucraina ad aver indotto alcune autorevoli personalità europee a chiedere lo stop di questi piani e uno sforzo concertato per ristabilire la cooperazione diplomatica con la Russia. In particolare, il ministro degli Esteri tedesco Steinmeier si è recato a Washington l’11-12 marzo, dove ha incontrato il Segretario di Stato John Kerry, la consigliera per la sicurezza nazionale Susan Rice e un gruppo di importanti membri del Senato per chiedere loro un allentamento della tensione.

In un discorso molto inusuale al Center for Strategic and International Studies ha ammonito: “Se aumenterete le forniture di armi all’Ucraina, la Russia fornirà altre armi ai separatisti, e l’equilibrio delle forze resterà lo stesso, ma ad un livello molto superiore. Questo condurrebbe ad una nuova fase che potrebbe sfuggire al controllo. Potrebbe condurre ad un conflitto diretto tra Russia ed Ucraina e nessuno, e specialmente l’Ucraina, ne trarrebbe beneficio”.

Le dichiarazioni di Steinmeier sono state amplificate lo stesso giorno dall’ex Cancelliere tedesco Helmut Schmidt che, in un’intervista al Bild Zeitung, ammonisce del pericolo di una “guerra calda” in Europa se non verranno fermate le provocazioni contro la Russia.

Lyndon LaRouche ha definito molto importanti i moniti di Steinmeier e Schmidt.

Oltre alla Russia, Washington ha preso di mira anche la Cina. Nelle ultime settimane sono apparsi numerosi articoli che sostengono che il Presidente cinese Xi Jinping starebbe conducendo purghe maoiste delle forze di opposizione, e che le sue azioni accelereranno il collasso dell’economia cinese e del potere del Partito Comunista. Tali articoli sono coerenti con l’escalation della dottrina Air Sea Battle di Obama, che promuove il contenimento militare della Cina.