Il governo cinese ha lanciato un’offensiva globale per far sì che il prossimo Belt and Road Forum per la cooperazione internazionale (BRF), che si terrà il 14-15 maggio a Pechino, consolidi un “ampio consenso internazionale sull’Iniziativa Belt and Road”, nelle parole del consigliere di Stato Yang Jiechi, il funzionario cinese di più alto livello nell’organizzazione del Forum. Notando che “l’economia globale deve ancora emergere dall’impatto profondo della crisi finanziaria”, Yang ha sottolineato in un’intervista al China Daily il 10 marzo: “Speriamo che il BRF contribuirà ad allontanare le nubi della depressione economica”, aggiungendo che già “in molti Paesi del mondo è assegnata la priorità all’economia reale, al settore manifatturiero, all’industrializzazione e alla diversificazione economica”.

Yang ha descritto lo spirito del Forum: “L’Iniziativa Belt and Road è stata proposta dalla Cina, ma la Cina non farà da solista. La migliore analogia è quella di una sinfonia eseguita da un’orchestra composta da tutti i Paesi partecipanti”. Jang Jechi è anche il funzionario spedito da Pechino a Washington per i primi contatti con l’Amministrazione Trump all’inizio dell’anno.

I funzionari cinesi hanno ripetutamente chiarito che la Belt and Road Initiative è aperta a tutte le nazioni del mondo. Il 17 marzo il Ministro degli Esteri Wang Yi ha dichiarato che Cina, Russia e Stati Uniti dovrebbero collaborare per perseguire “risultati win-win invece che a somma zero”. “Crediamo”, ha aggiunto Wang, “che i tre Paesi possono sviluppare relazioni sane e positive, così da adempiere alle nostre responsabilità per lo sviluppo e la pace mondiale”.

“Il nuovo paradigma sta diventando la dinamica dominante sul pianeta”, ha dichiarato Helga Zepp-LaRouche (nella foto) in una discussione con alcuni attivisti dello Schiller Institute il 12 marzo. “Poiché mancano cento giorni al Belt and Road Forum di maggio, penso che dovremmo usare questo tempo per assicurare che gli Stati Uniti e le nazioni europee aderiscano”. Dovremmo agire con rapidità, ha aggiunto, perché l’intero sistema finanziario transatlantico è una polveriera pronta a esplodere.