Nella lista dei cento pensatori più influenti al mondo redatta dalla rivista Foreign Policy nel 2012 c’erano due economisti italiani. Uno è Luigi Zingales, l’altro è Mario Draghi. Entrambi sono d’impostazione liberista, ma mentre l’attuale capo della BCE continua a perseguire la politica sbagliata, Zingales ha optato per quella giusta.

Ad una conferenza che si è tenuta il 16 maggio alla Federal Reserve Bank di Minneapolis, Zingales si è detto favorevole all’abrogazione del Volcker Rule, previsto dalla finta riforma bancaria di Obama, ed a favore invece del ripristino della legge Glass-Steagall. Il suo luncheon speech durante la seconda sessione ha provocato molte reazioni da parte del pubblico composto di banchieri della Fed, del Fondo Monetario e di economisti, rispetto a quella precedente.

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Il noto economista conservatore (ricordiamo la sua partecipazione alla lista elettorale di Giannino) ha dichiarato senza mezzi termini che il Volcker Rule e la legge Dodd-Frank non sono applicabili, e che coloro che le promossero nel 2010 lo sapevano e sapevano anche che “il pubblico voleva la Glass-Steagall”.

Questa è una delle cinque ragioni che Zingales ha addotto per il ripristino della legge Glass-Steagall. Ha detto che altri schemi per la stabilità finanziaria che sostengono di essere “meglio della Glass-Steagall” sono troppo complessi da attuare, non ridondanti quanto a tutele, non hanno precedenti che ne garantiscano l’efficacia e quindi il sostegno pubblico, e possono essere alterati dagli interessi finanziari per minare l’intero sistema.

Questo è stato confermato durante il dibattito da un esperto che ha contribuito a stilare il Volcker Rule originale, che era di sole tre pagine, poi è diventato di trenta pagine nella legge Dodd-Frank, e di trecento nelle disposizioni di attuazione!

Zingales ha fatto notare che la legge Glass-Steagall ridusse il potere politico dei banchieri, frammentandone gli interessi e la forza. Una volta abrogata, il settore finanziario promosse i propri interessi come un sol uomo e divenne più potente, come evidenzia la disastrosa riforma della legge americana sulla bancarotta nel 2005, che diede la priorità al debito dei derivati e delle carte di credito.

Ha aggiunto che la legge Glass-Steagall promosse lo sviluppo delle borse americane, mentre la sua abrogazione promosse l’egemonia dei mercati dei derivati e delle cartolarizzazioni con caratteristiche “OTC”, ovvero aumento della leva, meno giocatori consentiti e meno concorrenza, opacità ed aumento dei profitti per gli speculatori.

Un’obiezione molto diffusa contro lo spacchettamento della banca universale è che mantenendo uniti il settore commerciale e quello finanziario si aumenta la “resilienza” del sistema agli choc. È vero nel caso di shock piccoli, ha detto Zingales, “ma in caso di grandi choc, è molto, molto peggio”.

Infine Zingales ha citato la “regola dell’alcool”. Sua madre non usava nessun altro disinfettante, solo l’alcool, ha detto, in modo da poter dire se funzionava dalla reazione dei figli. “Le banche che vengono regolamentate dovrebbero strillare” ha detto “altrimenti le regole non funzionano”.

Si noti che il capo della Federal Reserve di Minneapolis Neil Kashkari, deciso fautore della legge Glass-Steagall, terrà una serie di conferenze sul “mettere fine alle banche Too Big To Fail”.