All’indomani dell’assassinio del generale Soleimani, compiuto il 2 gennaio dal Pentagono con un attacco di droni, molti osservatori hanno pensato che il mondo era vicino al punto di non ritorno verso un nuovo, vasto conflitto. L’attacco, che costituisce una flagrante violazione del diritto internazionale, è stato seguito da minacce bellicose da ambo le parti.
Il 3 gennaio, Helga Zepp-LaRouche ha lanciato un appello internazionale per la convocazione di un vertice tra Donald Trump, Vladimir Putin e Xi Jinping per allentare le tensioni nell’Asia Sudoccidentale e, azione ancor più importante, gettare le basi per una nuova geometria strategica nel mondo, basata sulla cooperazione reciprocamente vantaggiosa. Lo Schiller Institute ha quindi lanciato una campagna sul tema, culminata in una giornata d’azione il 15 gennaio.
Tuttavia, dopo la reazione relativamente moderata delle autorità iraniane, la maggior parte dei politici e dei media occidentali ha sminuito il pericolo di guerra e non si sono viste mobilitazioni dei soliti pacifisti. Per Helga Zepp-LaRouche questo riflette una grave ignoranza delle intenzioni del “partito della guerra” angloamericano, che resta pienamente aderente alla dottrina geopolitica di dominio su un mondo unipolare.
Ciò è stato perfettamente chiarito dal Segretario di Stato USA Mike Pompeo, un convinto neocon che si oppone alla politica, professata da Trump, di ricerca di buoni rapporti con Russia e Cina. Parlando il 13 gennaio presso l’Università di Stanford, Pompeo ha celebrato il successo della “deterrenza” americana non solo contro l’Iran, ma anche contro Russia e Cina, caldeggiando ulteriori, simili misure.
In questo momento la NATO sta preparando grandi manovre in Europa orientale come parte della strategia di espansione fino ai confini della Russia. L’esercitazione, chiamata “Defender Europe 20” vedrà il più vasto dispiegamento di truppe americane di stanza in Europa da 25 anni. All’inizio di febbraio inizieranno a essere dispiegati circa 37 mila soldati statunitensi, almeno 10 mila carri armati e altri veicoli militari trasportati dagli Stati Uniti per l’occasione.
Una persona che ha riconosciuto il pericolo è il Presidente russo Vladimir Putin. Nel discorso alla nazione pronunciato il 15 gennaio, egli ha evocato un approccio simile a quello proposto dallo Schiller Institute, chiedendo ai cinque membri fondatori delle Nazioni Unite (Russia, Cina, Stati Uniti, Regno Unito e Francia) di sviluppare approcci per assicurare la stabilità sul pianeta “che tengano pienamente conto degli aspetti politici, economici e militari delle moderne relazioni internazionali”.
Negli ultimi anni, Putin ha riaffermato il ruolo della Russia sulla scena internazionale. Dopo essere intervenuto con decisione per difendere la sovranità e l’integrità territoriale della Siria ora è attivamente impegnato intorno a una soluzione della crisi libica