I timidi passi mossi dalle banche centrali per ridurre il Quantitative Easing hanno già innescato una dinamica che sta accelerando il meltdown del sistema. Il rialzo dei tassi americani sta provocando una fuga di capitali dalle economie emergenti, mentre il rallentamento dall’espansione monetaria aumenta i rischi di default su molte categorie di debiti privati e societari.

Ciò che abbiamo ripetutamente descritto su queste pagine, e cioè che le banche centrali “come fanno sbagliano”, è emerso chiaramente dalla decisioni prese dalla Federal Reserve e dalla BCE la scorsa settimana. Dopo i due ultimi rialzi, compreso quello deciso il 13 giugno, i tassi sono subito saliti al tetto della banda stabilita tra l’1,75 e il 2%. Di solito i tassi si assestano al centro della banda, calcolato per far fruttare i fondi in eccesso che le banche tengono presso la Fed, ma stavolta non è stato così. Questo è un segno di liquidità insufficiente sui mercati.

Di conseguenza, i fed-ologi ora ritengono che la banca centrale americana cesserà di ridurre il quantitativo di titoli che ha acquistato, che aveva raggiunto la cifra di 4,5 mila miliardi di dollari e che intendeva far scendere a 3.5-3,7. Perché? La vendita di titoli in mano alla Fed assorbe liquidità, e ciò è ora considerato rischioso nei traballanti mercati del debito societario, delle economie emergenti, ecc.

Diversamente dalla Fed, la BCE non ha mai cessato di reinvestire i titoli giunti a scadenza e continuerà a farlo. All’ultima riunione del Consiglio il 13 giugno, l’istituto di Francoforte ha annunciato (solo) una riduzione del volume di acquisti mensili nell’ambito del programma APP (Assets Purchase Program), da 30 a 15 miliardi di euro da settembre e a zero da gennaio 2019. E ha annunciato che i tassi rimarranno invariati almeno per altri dodici mesi e forse oltre.

Poiché il sistema finanziario è completamente dipendente dalla liquidità delle banche centrali, ogni riduzione per quanto minima provoca degli choc e fa rischiare il collasso. La connettività del sistema assicura un contagio rapido: per esempio, mentre gli occhi sono puntati su ciò che accadrà sul mercato obbligazionario tra sei mesi, quando finirà l’APP, un’inchiesta di Bank of America-Merrill Lynch (BoA) ha appurato che a soffrire maggiormente saranno le banche tedesche. Questo perché il QE ha, con l’acquisto di titoli sovrani e societari, determinato indirettamente i prezzi di tutti i titoli in pancia alle banche, compresi quelli più speculativi e ad alto rendimento. La fine dell’intervento della banca centrale spingerà tutti i prezzi ad avvicinarsi a un valore meno drogato, scoprendo il vero rischio nei bilanci delle banche. Secondo BoA le banche tedesche, che possiedono le più alte quote di spazzatura, saranno esposte al rischio maggiore. E questa non è una sorpresa.