Nella storia moderna, l’impero britannico è sempre stato la madre del terrorismo come forma di guerra irregolare. Oggi ci sono buoni motivi per ritenere che il bersaglio strategico di questa nuova ondata di terrorismo sia l’Iniziativa Belt and Road della Cina.

Pochi giorni dopo gli attacchi terroristici di Pasqua nello Sri Lanka, il presunto leader dell’ISIS Abubakr al-Baghdadi è apparso in un video lodando la strage e sostenendo che fosse una vendetta per la sconfitta del califfato dell’ISIS in Siria. Ha ringraziato i kamikaze per la loro fedeltà all’ISIS, senza però rivendicare un ruolo diretto nell’orchestrare gli attacchi. Ha detto che la loro battaglia oggi è una guerra d’attrito per danneggiare il nemico, il quale deve sapere che la jihad continuerà fino al giorno del giudizio, in quella che ha definito una guerra lunga e sanguinosa.

In realtà non è nemmeno certo che Baghdadi controlli l’ISIS. Né è certo che quello nel video sia proprio lui, che non è stato visto da cinque anni e si ritiene sia stato ucciso qualche anno fa. Tuttavia, ora che l’ISIS è stato sconfitto in Siria e in Iraq, lo scopo del video era quello di pubblicizzare il trasferimento delle operazioni terroristiche in Asia ed Africa, in cui sono più attive le politiche della Belt and Road.

Il Ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, parlando a Bishkek, nel Kirghizistan, il 29 aprile, ha ammonito che l’Afghanistan sta diventando una testa di ponte per la diffusione dello Stato Islamico nell’Asia Centrale, altra regione cruciale per la Nuova Via della Seta, ed anche nell’Asia Sudoccidentale.

In Africa, il gruppo terrorista islamico detto Forze Democratiche Alleate (ADF) ha colpito due volte nelle ultime tre settimane nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo. L’ADF è composto da musulmani ugandesi che si ribellano al governo dell’Uganda dal 1995, che a sua volta ha forti legami storici con l’Arabia Saudita. Dopo essere stato espulso dall’Uganda, il gruppo si è stabilito nella Repubblica Democratica del Congo da alcuni anni, conducendo periodicamente attacchi brutali. Negli ultimi mesi si è autodefinito membro dello Stato Islamico. I due attacchi più recenti sono avvenuti il 18 aprile, uccidendo tre soldati della Repubblica Democratica del Congo, e il 1 maggio, uccidendo sei civili congolesi. Entrambi gli attacchi sono stati condotti nel nome dell’ISIS.

Il pericolo è che l’ADF diventi il nucleo di un’operazione terroristica più grande sotto la copertura dell’ISIS e che inizi a destabilizzare l’Africa orientale e centrale, in cui si stanno sviluppando rapidamente le attività della Belt and Road. Già ora, stando all’Indice sul Terrorismo Globale (GTI) pubblicato l’anno scorso, la Repubblica Centro Africana, il Mali e il Kenya sono tra i dieci Paesi in cui aumenta più velocemente il terrorismo. (Nella foto il Presidente russo Putin al recente Forum Belt and Road a Pechino).