La settimana scorsa, l’ex governatore del Maryland, Martin O’Malley, un potenziale candidato democratico alla Casa Bianca nel 2016 ha scombussolato Wall Street e Washington annunciando che se verrà eletto presidente, la prima cosa che farebbe per aumentare i salari e ridurre le diseguaglianze sul reddito, è “ripristinare Glass- Steagall”.

Durante il programma “Morning Joe” su MSNBC-tv, O’Malley ha dimostrato che la sua non è vuota retorica. “Per settanta anni [con la Glass Steagall], abbiamo impedito che le banche giocassero d’azzardo coi nostri soldi, e facessero a pezzi la nostra economia calpestando il bene comune”, ha dichiarato.

Il fatto che l’ex governatore abbia messo in primo piano la questione della separazione bancaria, e che trovi eco sui media, potrebbe rivelarsi un “game-changer” nella politica americana, ovvero cambiare le regole del gioco, conducendo ad una svolta politica fondamentale a Washington.

Come ha spiegato O’Malley in un’intervista alla rivista Salon, con Glass-Steagall, “non consentiremmo alle banche che assicuriamo di giocare d’azzardo coi nostri soldi per poi essere costretti a salvarle”.

Ha proseguito criticando, implicitamente, il Presidente Obama e i democratici al Congresso per non aver fatto nulla per porre fine all’andazzo selvaggiamente speculativo che fece seguito all’abrogazione della legge Glass Steagall nel 1999. I democratici, ha detto, “non possono permettersi di diventare il partito della legge Dodd-Frank light” (la legge di riforma del sistema bancario, caratterizzata come light perché non scalfisce i privilegi di Wall Street).

Ha proseguito: “Se una banca è troppo grande per fallire (too big to fail) senza danneggiare il bene comune della nostra nazione, significa che è troppo grande e va spezzettata, prima che faccia a pezzi noi”. In un attacco ai lobbisti di Wall Street, sempre pronti ad aprire il portafoglio, ed ai congressisti che si sottomettono a loro per ottenere finanziamenti elettorali, ha spiegato che la separazione non fu attuata dopo il crac del 2008 perché “c’erano interessi finanziari che legavano il Congresso mani e piedi”.

Lyndon LaRouche ha apprezzato questa bordata di O’Malley, affermando che l’ex governatore è “l’unico in questo momento che abbia le qualifiche per diventare un candidato presidenziale”.

Mentre gran parte della stampa americana ed europea si inventa statistiche che dimostrerebbero che gli Stati Uniti vivono una robusta ripresa economica, guardando più da vicino ci si accorge che essa è basata su una bolla speculativa centrata sul mercato azionario, inflazionato da prestiti quasi a tasso zero alle corporations, che li usano per acquistare le proprie azioni. Nella pratica non ci sono stati quasi investimenti nell’industria, nella modernizzazione degli impianti o nell’innovazione tecnologica. Il risultato è negli USA i salari continuano a diminuire ed i posti di lavoro creati dal 2009 sono quasi tutti nel lavoro precario, part-time ed a bassi salari.

O’Malley non è il solo a parlare del ripristino della legge Glass Steagall – si sono pronunciati a favore anche i senatori Elizabeth Warren e Bernie Sanders, potenziali candidati anche loro – ma fino al suo intervento i media avevano ignorato il tema, non considerandolo determinante per la corsa alla Presidenza.