Sei settimane fa scrivemmo che l’Unione Europea non sarebbe sopravvissuta a questa che è la più grave crisi della propria storia. Ecco che il colpo mortale è stato inferto il 5 maggio dalla Corte Costituzionale Tedesca, con una sentenza che invalida il verdetto della Corte di Giustizia Europea (CJEU) sul programma di acquisti di titoli della BCE chiamato PSPP (Public Sector Purchase Programme). La Corte di Karlsruhe ha dichiarato la sentenza della CJEU ultra vires, e cioè di essere andata oltre la propria giurisdizione. Inoltre, Karlsruhe ha criticato la politica monetaria della BCE nel merito, affermando che essa ha avuto più effetti negativi di quelli, positivi, che si premetteva di ottenere, violando così il principio di “proporzionalità”. La Consulta tedesca ha emesso un ultimatum, secondo il quale, non producendo la BCE entro tre mesi documentazione esauriente a giustificare i propri atti, la Bundesbank dovrà terminare la sua partecipazione ai programmi di Francoforte (vedi https://www.bundesverfassungsgericht.de/SharedDocs/Pressemitteilungen/EN/2020/bvg20-032.html).
La sentenza ha risposto a un ricorso presentato dall’ex vicepresidente della CSU Peter Gauweiler (foto) e da un gruppo di economisti tra cui gli ex membri dell’AfD Bernd Lücke e Hans-Olaf Henkel.
Anche se viziata da un certo approccio liberista, la sentenza di Karlsruhe ha demolito due vacche sacre del sistema dell’UE; la supremazia del cosiddetto diritto europeo su quello nazionale e la cosiddetta indipendenza della banca centrale. “Anche sotto il Trattato di Lisbona”, si legge, “gli Stati membri rimangono i ‘padroni dei trattati’ e l’UE non si è evoluta in uno stato federale (…) L’Unione Europea (…) si basa sulla cooperazione a più livelli tra Stati sovrani, costituzioni, amministrazioni e corti di giustizia”.
Di conseguenza, la Corte di Karlsruhe ha il potere di giudicare che la CJEU, nel respingere lo stesso ricorso, ha mancato “di dare considerazione all’importanza e alla portata del principio di proporzionalità”.
Accanto a ciò, Karlsruhe ha constatato che il PSPP è in realtà un programma di salvataggio bancario. Esso “influisce sul settore bancario commerciale trasferendo grandi quantità di titoli pubblici ad alto rischio sul bilancio dell’Eurosistema, migliorando sensibilmente la situazione economica delle rilevanti banche e aumentando il loro rating. Inoltre, gli effetti di politica economica del PSPP ne comprendono l’impatto economico e sociale su tutti i cittadini, che sono colpiti almeno indirettamente, tra l’altro, come azionisti, locatari, proprietari immobiliari, risparmiatori o sottoscrittori di polizze assicurative. Per esempio, vi sono perdite considerevoli per i risparmiatori privati [enfasi nostra] e inoltre, abbassando il tasso di interesse generale, esso permette che imprese non redditizie rimangano sul mercato”.
In conclusione, la BCE deve presentare una giustificazione completa e convincente del programma entro tre mesi, altrimenti “la Bundesbank potrebbe cessare di partecipare nell’esecuzione delle relative decisioni della BCE (…) alle stesse condizioni, la Bundesbank deve assicurare che i titoli già acquistati e presenti nel suo portafogli siano rivenduti sulla base di una strategia – possibilmente a lungo termine – coordinata con l’Eurosistema”.