I leader democratici americani speravano che la pubblicazione del rapporto sul Russiagate fornisse prove che potessero condurre a un procedimento di impeachment contro il Presidente Trump. Pensavano che essa, di per sé, li avrebbe portati alla Casa Bianca nel 2020, se non prima. Ma lo scagionamento di Trump li ha lasciati con solo due temi in vista delle prossime elezioni. Da una parte, una retorica antirussa e anticinese, che li vede alleati con i neoconservatori repubblicani in una replica della posizione di favore per la guerra e per i cambiamenti di regime propria di Hillary Clinton, quella posizione che già fu respinta dagli elettori nel 2016; dall’altra un messaggio di opposizione alla crescita economica, adattato alla bufala dei “cambiamenti climatici provocati dall’uomo”, una questione che continua a registrare poco consenso tra gli elettori.

Un gruppo di congressisti democratici, guidato dalle matricole che fanno capo ad Alexandria Ocasio-Cortez, ha scelto questa seconda opzione e conduce una campagna per il cosiddetto “Green New Deal” (GND), che prevede la chiusura delle centrali nucleari, l’eliminazione dei combustibili fossili e la chiusura di fatto della produzione industriale per “salvare il clima”. Altrimenti, stando alla Ocasio-Cortez, il mondo potrebbe finire entro 12 anni.

Costoro ricorrono a una finta scienza che riduce i fattori che definiscono il clima terrestre agli effetti dell’attività umana. L’ex Segretario di Stato John Kerry ha sposato la loro causa. Durante un’audizione al Congresso il 9 aprile si è lanciato in una diatriba contro chiunque osi negare la versione dei cambiamenti climatici provocati dall’uomo, ma è stato affrontato con successo dal congressista Thomas Massie, un laureato dal MIT, che ne ha confutato la tesi spiegando tra l’altro come si debba interpretare i livelli di CO2. Massie ha notato con ironia che gli scienziati “che si sentono i più qualificati a intervenire sulla scienza del clima sono scienziati politici” come John Kerry.

Tuttavia, vi sono alcuni democratici che considerano un approccio più costruttivo. Tulsi Gabbard, per esempio, ex soldatessa e contraria ad avventure militari all’estero, ha pubblicato un tweet il 25 marzo per affermare che ora, non avendo Mueller trovato alcuna prova di collusione tra Trump e la Russia, occorre “mettere da parte le politiche di parte e lavorare per affrontare le sfide che minacciano la vita e il benessere degli americani”. La sua agenda include la ricostruzione “[del]le infrastrutture fatiscenti” e “porre fine alle inutili guerre per cambiare i regimi”.

Anche la presidente della Camera Nancy Pelosi, notoriamente pragmatica (qualcuno direbbe opportunista), ha proposto la scorsa settimana un incontro col Presidente Trump per discutere come lavorare assieme su un pacchetto di misure infrastrutturali.

Inoltre, la congressista Marcy Kaptur dell’Ohio, un ex Stato industriale, ha ripresentato durante un’audizione dei principali AD delle banche di Wall Street il 9 aprile un disegno di legge per il ripristino della legge Glass-Steagall (separazione bancaria). Il disegno di legge ha 25 firmatari (inclusa Tulsi Gabbard) e ha ricevuto il sostegno dei principali sindacati (nella foto Marcy Kaptur e Tulsi Gabbard durante la presentazione del disegno di legge su Glass-Steagall nel 2017).