Gli stessi che nel 2007 vi dicevano che non v’era alcuna crisi sistemica in corso ora vi raccontano che i mercati finanziari non stanno collassando e le perdite del 2019 sono dovute a cause specifiche e isolate. Così, per esempio, la perdita di circa il dieci per cento del Dow Jones sarebbe dovuta alla cosiddetta “guerra commerciale” di Trump contro la Cina; il -12,4% di Londra alla Brexit; il -18,3% di Francoforte agli scandali dell’industria automobilistica e della Deutsche Bank; il -16,5% di Milano al governo “populista” di Roma. Meno spiegabile è la caduta più marcata di tutti, il -24,7% di Atene – ma quando non v’è alcuna causa apparente, si può sempre ricorrere al fattore “contagio”…

E tuttavia, per quanto si forzino, i cosiddetti esperti finanziari non possono cancellare la realtà: stanno cedendo le bolle del debito societario nella regione transatlantica e i giganteschi mercati dei derivati stanno per scoppiare. Il debito delle imprese non finanziarie è oggi il doppio del 2007: 9,1 contro 4,9 mila miliardi di dollari. Dopo essere stati pompati a lungo, questi titoli ora vengono svenduti a raffica.

Un’indicazione di questo è il valore delle obbligazioni societarie ad alto rendimento detenuta dai fondi d’investimento, che è sceso costantemente dal 15 novembre, da una media di 98,5 centesimi ad appena 90 centesimi al dollaro di valore nominale. Queste turbolenze sui mercati del credito sono molto più indicative del pericolo di un collasso di quanto accade nei mercati azionari.

Il debito tossico societario è stato impacchettato nelle Obbligazioni di Prestiti Collateralizzate (CLO) in modo simile a quanto avvenne per il debito subprime prima della crisi finanziaria. L’economista Carmen Reinhart, scrivendo per Project Syndicate il 20 dicembre, ha descritto la pratica pericolosa delle grandi banche di Wall Street che, grazie ai CLO, all’avvicinarsi del crac scaricano i debiti tossici su ogni tipo di cliente. È questo massiccio “trasferimento di perdite” da parte delle megabanche che sottolinea l’urgenza di ripristinare la separazione bancaria (legge Glass-Steagall) a livello internazionale. Una misura del genere impedirebbe alle grandi banche di creare cartolarizzazioni per centinaia di miliardi di “valore” e di scaricare le perdite a spese della popolazione.

Le stanze di compensazione erette dalle banche per minimizzare il rischio dei derivati (i cosiddetti CCP) si sono rivelate una concentrazione di rischio e potenziali detonatori di un’esplosione di quei mercati. Lo ha dichiarato il capo del dipartimento economico della Banca per i Regolamenti Internazionali Claudio Borio il 10 dicembre.

I ritiri dal mercato delle obbligazioni societarie ha suscitato timori di liquidità tra le grandi banche, tanto che il Segretario al Tesoro Steve Mnuchin ha sorpreso tutti quando, il 23 dicembre, ha chiamato uno per uno gli amministratori delle sei maggiori banche americane, per verificarne lo stato di liquidità, e lo ha annunciato pubblicamente. L’ultima volta che avvenne una cosa del genere fu con Alan Greenspan, subito dopo la crisi di Lehman Brothers.