Lasciamo che sia l’Economist a porre le due prospettive che si contendono nella lotta per quella che deve essere la politica mondiale, di fronte al Coronavirus. Secondo il settimanale della City di Londra, i leader si trovano di fronte alla “scelta difficile” se salvare vite umane o “l’economia”. Devono essere “abbastanza duri di cuore” da mettere “un valore in dollari sulla vita umana”, dato che potrebbero presto aver bisogno di fermare le misure di quarantena e lasciare che il Covid-19 si diffonda.
Il presidente argentino Alberto Fernández (nella foto con Christina Kirchnes de Fernandez) ha una politica diametralmente opposta e ha dichiarato: di fronte alla scelta “tra economia e vita, io scelgo la vita”. Con “economia” Fernández si riferisce, al pari dell’Economist, agli interessi della finanza. Il 30 marzo ha informato i creditori internazionali che il pagamento del debito argentino dovrà aspettare. “Abbiamo detto che non pagheremo il debito a spese degli argentini… La priorità… in questo momento è la salute e la vita degli argentini”. Allo stesso tempo, Fernández ha garantito sussidi d’emergenza ai pensionati, ai poveri, alle famiglie con prole e ai lavoratori, per garantire che nessuno muoia di fame e che siano a tutti disponibili le cure mediche adeguate, mentre vengono mantenute severe misure di quarantena.
In Brasile, l’epidemia di COVID-19 è ormai fuori controllo, perché il presidente Jair Bolsonaro e il suo Ministro dell’Economia, il “Chicago Boy” Paulo Guedes, concordano con l’Economist che salvare vite umane non è una priorità. “Alcuni moriranno. Mi dispiace. Questa è la vita”, ha dichiarato Bolsonaro il 27 marzo, sgridando i governatori degli Stati delle federazione per aver imposto misure di distanziamento sociale sempre più rigide. Joao Doria, governatore dello Stato di San Paolo, il più popoloso e industrializzato del Brasile, ha condotto la lotta per imporre quelle misure rigorose di “distanziamento sociale”. Ha poi annunciato il 23 marzo la sospensione di tutti i pagamenti sul debito verso il governo nazionale fino alla fine di luglio, a partire dalla rata mensile di 240 milioni di dollari in scadenza quella settimana. “Questi fondi andranno nella loro totalità al sistema sanitario pubblico. Si tratta di salvare delle vite”, ha dichiarato.
Il giudice della Corte Suprema brasiliana Alexandre de Moraes ha stabilito che lo Stato ha tutto il diritto di farlo. “La necessità di adottare misure concrete per proteggere il sistema sanitario pubblico e la vita dei brasiliani che vivono a San Paolo è ovvia”, ha scritto Moraes.
L’Argentina e il Brasile sono due grandi potenze in confronto a El Salvador e per questo motivo le misure adottate dal Presidente di quel piccolo Paese, Nayib Armando Bukele Ortez, riverberano in tutto il continente. Bukele ha imposto una rigorosa quarantena in anticipo, per guadagnare tempo e erigere un sistema sanitario quasi da zero. Ha poi dichiarato una moratoria di tre mesi sui pagamenti di elettricità, acqua, mutui, prestiti personali, carte di credito, telefoni, ecc. dovuti dalle persone fisiche e dalle imprese colpite da queste misure. Il 18 marzo, in un discorso alla nazione con cui ha annunciato le misure, si è rivolto in particolare ai ricchi uomini d’affari del Paese: “So che alcuni di voi perderanno un po’ di quello che hanno o di cui hanno bisogno, ma pensate a quanto vale una vita… Lasciate che tutti noi sacrifichiamo qualcosa”.