Tra tre settimane il Presidente americano Trump pronuncerà il tradizionale “Discorso sullo Stato dell’Unione” sul solco tracciato dalla sua promessa, per ora non mantenuta, di ricostruire le infrastrutture economiche americane. Gli Stati Uniti e l’Europa sono minacciati da un nuovo crac finanziario, provocato dalle attività di Wall Street e dalla City di Londra: Trump, pertanto, perde soltanto tempo insistendo a vedere nella “salute” della borsa azionaria una grande ripresa dell’economia americana…

Il popolo americano impegnato, assieme al LaRouche PAC, nella difesa della sua presidenza dall’aggressione diretta da Londra e condotta dal Procuratore Speciale Robert Mueller e soci, deve dire chiaramente a Trump ed al Congresso: non c’è nessuna ripresa economica in corso. Al contrario, vanno moltiplicandosi i moniti su un imminente implosione della bolla dei debiti delle imprese e pertanto il taglio drastico delle imposte non farà altro che gonfiarla e accelerarne lo sgonfiamento.

Gli Stati Uniti devono rompere con Wall Street e le sue banche, prima che si verifichi un nuovo crac, e creare valore reale e produttività, pompando non già mille miliardi di dollari, ma almeno due o tre mila miliardi di dollari in forma di nuovo credito federale destinato alle nuove infrastrutture nazionali, con il più alto livello tecnologico possibile. Treni ad alta velocità, con la rapidità e l’efficienza espresse da nazioni come la Cina e il Giappone. Impianti nucleari a tecnologie avanzata e rilancio della NASA, verso la Luna e Marte, per raggiungere il quale è necessario il controllo del processo della fusione nucleare.

Il ministro del Tesoro e Wall Street hanno fatto credere a Trump che l’economia americana sia in grande ripresa. Perché allora nel 2017 il dollaro ha perso in quotazione rispetto alle principali valute e continua a calare nonostante i tagli delle tasse e l’aumento del tasso di sconto? Perché la mortalità continua ad aumentare e, proporzionalmente, la vita media a calare? Perché le morti per sovradosaggio da oppiacei sono arrivate a settantamila nel solo 2017, con alcune centinaia di persone decedute nelle ore di lavoro? Perché nel 2005, l’ultima volta in cui le imprese furono costrette a far rientrare capitali dall’estero con una penale esigua, spesero il 95% di quel denaro per comprare azioni e distribuire dividendi? Che cosa ne seguì, poco dopo: la prosperità o un crac finanziario globale?

Il travisamento del Presidente Trump a proposito dell’economia americana rende più difficile, ora, procedere alla promessa ricostruzione delle infrastrutture degli Stati Uniti, della quale dovrebbe parlare nel suddetto discorso. Sta ora agli americani far sì che ciò accada. Urge credito federale e il fondatore dell’EIR Lyndon LaRouche ha ripetutamente spiegato come fare.

Il Presidente è sempre più tormentato dal pensiero geopolitico, che di inverta avversari stranieri, la cui sconfitta militare o d’altra natura sarebbe la misura dell’America “vincente”. Si metterà a sfidare la Cina sul tema del “commercio”, oppure riconoscerà davvero che Pechino sta edificando infrastrutture a livello mondiale e lavorando per eliminare la povertà anche negli Stati Uniti, laddove i suoi investimenti stanno dando speranza al governatore Justice della Virgina Occidentale, il terzo Stato più povero della federazione?

Il compito del LaRouche PAC è fare sì che il 30 gennaio il Presidente Trump e il Congresso, spesso più ignorante che nullafacente, portino gli Stati Uniti a collaborare con l’Iniziativa ‘Una Cintura, Una Via’ (Belt and Road Initiative, BRI), l’altro nome della Nuova Via della Seta.