Il Partito Democratico americano ha speso la cifra record di 30 milioni di dollari (!) per una campagna per il Congresso nella sesta circoscrizione della Georgia. Eppure il loro candidato Jon Ossof ha perso l’elezione speciale il 20 giugno per un margine del 4%, benché la sua antagonista repubblicana, Karen Handel, non fosse per niente carismatica. I democratici speravano di poter capitalizzare sui problemi politici del Presidente Trump, gettando le basi per una riconquista della Camera nel 2018. La vittoria della Handel significa che tutte le sei elezioni speciali quest’anno sono state vinte dai repubblicani. Il suo margine di vittoria ha superato quello di Trump, che aveva vinto nella stessa circoscrizione solo con l’1,5% in novembre.

Lo stesso giorno nel South Carolina il repubblicano Ralph Norman ha vinto col 51% dei voti contro il democratico Archie Parnell, un banchiere di Goldman Sachs, che ha ottenuto solo il 47,9% dei consensi.

Questo riflette ancora una volta l’incapacità del Partito Democratico di imparare la lezione della sconfitta di Hillary Clinton. In un articolo del Washington Post sul voto, il corrispondente Dan Balz pone la domanda retorica: “I democratici hanno un messaggio da dare?”, e li prende in giro per la loro insistenza sulla storia ormai screditata delle “ingerenze russe” inventata per delegittimare la vittoria di Trump.

Ironicamente, il 24 giugno lo stesso quotidiano ha pubblicato un lungo articolo che sostiene di fornire nuove prove delle ingerenze russe nelle elezioni del 2016. Sostiene che l’ex capo della CIA John Brennan avrebbe presentato all’allora Presidente Obama una “bomba di intelligence” che secondo lui includeva prove provenienti da “una fonte all’interno del governo russo”, dimostranti che Putin avrebbe guidato la campagna di attacchi cibernetici che ha favorito l’elezione di Trump, ma anche questa volta non vengono fornite le prove…

I leader del Partito Democratico si illudono che diffondere queste storie, invece di offrire un programma strategico ed economico che attiri gli elettori, facciacadere l’attuale Presidente. Dalle ultime sei elezioni recenti dovrebbe risultare evidente che gli elettori restano a favore di Trump.

Dal canto suo, Trump ha ribadito in un’intervista a FOX News che anche se non c’è stata alcuna collusione con la Russia e alcun intralcio alla giustizia, ci sono cose “preoccupanti” sul ruolo svolto dal Procuratore Speciale Robert Mueller, sul quale gli oppositori di Trump ripongono le loro speranze di trovare prove che portino all’impeachment. Tanto per cominciare, ha detto, visto che i due ex direttori dell’FBI Comey e Mueller sono “ottimi amici”, questo non costituisce forse un conflitto d’interessi? Inoltre Mueller ha riempito il suo ufficio di Procuratore di amici e sostenitori di Hillary Clinton, un altro possibile conflitto d’interessi!

Infine, Trump ha mostrato senso dell’umorismo, a quanto pare non colto dai suoi avversari, quando si è riferito a Mueller come un “uomo d’onore”. Il riferimento è chiaramente al famoso discorso di Marco Antonio nel Giulio Cesare di Shakespeare, in cui Bruto, l’assassino di Cesare, viene descritto come un “uomo d’onore”, ma in realtà si aizza la folla contro di lui. È anche un’allusione al recente allestimento del Giulio Cesare al Central Park di New York, in cui Cesare è stato rappresentato come Trump e sua moglie Calpurnia ricordava Melanie Trump.

L’umorismo sta nel fatto che Trump sa che Mueller è parte delle trame contro di lui, e che potrebbe presto renderlo pubblico. Sarebbe un passo importante per sconfiggere il tentativo di golpe.

Quanto alle elezioni amministrative in Italia, sembra che la stessa incapacità di comprendere la lezione delle sue numerose sconfitte sia condivisa anche da Matteo Renzi (nella foto con Obama).