Sette parole, scarsamente udibili, anche nella videoregistrazione, immediatamente sommerse, intenzionalmente, da un applauso della folla, che segnano tuttavia un cambiamento della storia.

“Senatrice Clinton, ripristinerà la Legge Glass-Steagall?”

è la domanda di Daniel Burke, membro del LaRouche PAC, ripetuta più volte dal fondo della sala della New School di New York il 13 luglio alla fine del discorso di Hillary Clinton sulla propria “politica economica” – un discorso assolutamente privo di contenuti.

Non era prevista, quella mattina, alcuna domanda dal pubblico. Così, mentre Burke veniva allontanato a forza, e nonostante Hillary Clinton fosse in qualche modo salvata dal brusio orchestrato, la notizia cominciava a circolare nel pianeta.

Il primo che se n’è occupato nel giro di pochi minuti, è stato Business Insider, il cui corrispondente ha intervistato Burke immediatamente dopo il suo allontanamento dalla sala. L’articolo riferisce fedelmente l’associazione di Burke con Lyndon LaRouche, il significato della Legge Glass-Steagall e il fatto che Burke si batte per il suo ripristino a sostegno di “un gruppo trasversale di senatori, che include la Senatrice Elizabeth Warren (democratica del Massachusetts)”. Burke afferma che questa proposta è rilevante anche a causa della situazione della Grecia, che potrebbe scatenare un’altra crisi: “Dovrebbe essere approvata immediatamente, preferibilmente nell’arco delle prossime due settimane”.

“Non sappiamo affatto che cosa potrà accadere se la Grecia innesca un crac finanziario”.

American Banker commenta:

“La posizione dei Democratici sulle banche “too big to fail” o altri temi sollevati dalla crisi potrà essere giudicata in base a quanto strettamente si allinei con quella della Senatrice Elizabeth Warren, che recentemente ha ripresentato una proposta di legge insieme al Senatore John McCain per riattivare alcuni elementi del Glass-Steagall Act. La sua proposta richiederebbe alle banche di separare le proprie funzioni di deposito dal business ad alto rischio”.

In seguito al suo intervento, nel giro di pochi minuti Burke è stato intervistato da otto altre testate, tra le quali il Wall Street Journal, Politico, Newsday, un canale televisivo francese e il londinese Independent. Altri media hanno documentato con fotografie o si sono accaparrati volantini portati appositamente dall’attivista.

Costretta a rispondere, Hillary Clinton ha espresso una posizione netta, rara in questa sua campagna presidenziale. “Non vedrete la Glass-Steagall” da Hilary, ha detto alla Reuters Alan Blinder, uno dei dieci “consiglieri economici” nello staff della Clinton. The Hill ha fatto del “no” un tema di copertina per gli affari interni. La stampa di Los Angeles e di New York ha posto in rilievo il fatto che, a motivo di questa sua opposizione, la candidata risulta isolata in mezzo agli altri Democratici aspiranti alla Presidenza, tutti favorevoli alla separazione bancaria.

Su Facebook.com e su Twitter.com questo sviluppo ha eccitato i sostenitori degli altri candidati e anche i democratici indecisi: un insegnante di New York, per esempio, ha criticato duramente il suo sindacato per aver sostenuto in modo prematuro la candidatura della Clinton pur appoggiando la proposta di legge della Warren.

La prima reazione a caldo dell’economista americano Lyndon LaRouche è stata:

“Se non è intenzionata a promuovere la Legge Glass-Steagall, allora non è affatto qualificata come candidata presidenziale”.

LaRouche ha sviluppato la sua analisi in occasione dell’appuntamento settimanale del LaRouchePAC Policy Committee.

https://youtu.be/mV1ch1SPR
[Trascrizione della puntata]

Reich a Hillary: sbagli sulla Glass-Steagall

Commentando l’uscita di Blinder, Robert Reich, ex Ministro del Tesoro di Bill Clinton, ha scritto sull’Huffington Post che tale presa di posizione è un grande errore.

Un “errore politico, poiché la gente che crede Hillary Clinton troppo vicina a Wall Street non sarà rassicurata… Molti ricordano che suo marito aprì il processo di smantellamento della Legge Glass-Steagall nel 1999, su insistenza delle grandi banche di Wall Street”.

È “un grande errore economico”, prosegue Reich, “poiché l’abolizione portò direttamente al crac del 2008, e senza [la separazione bancaria] c’è il pericolo di un altro crac”.

Reich ricorda alcuni meccanismi finanziarii che portarono alla crisi del 1929, quindi cita la giustificazione fornita dalla Senatrice Elizabeth Warren del regime di separazione tra banche che “scommettono nel mercato” e banche che “raccolgono depositi ed elargiscono il credito”. Infine rammenta come all’epoca della sua collaborazione con Bill Clinton, egli abbia avuto la peggio nello scontro con gli altri consiglieri, sfavorevoli proprio alla legge che “per oltre sessant’anni” impedì quei finanziamenti azzardati che hanno portato alla crisi del 2007-2008.