Il popolo greco ha dato a Syriza e ai Greci Indipendenti un forte mandato per dire “ochi” (No) agli oppressori stranieri. Il nuovo governo promette di fare questo ed altro. Uno sguardo al nuovo team fa capire che non si tratta di un governo che si farà facilmente intimidire da banchieri in grisaglia o da tecnocrati della Commissione come il Presidente Juncker, per non parlare della Cancelliera tedesca Angela Merkel o del risibile Jeroen Dijsselbloem.

Mentre ha spiegato che il suo obiettivo è di ottenere un “New Deal” in cooperazione con i partner europei, il nuovo governo greco ha rivolto lo sguardo anche ai BRICS, specialmente la Russia. Infatti, il primo dignitario straniero incontrato da Alexis Tsipras è stato l’ambasciatore russo Andrey M. Maslov, recandosi alla sua residenza per ricevere un messaggio di congratulazioni personali dal Presidente russo Vladimir Putin.

Il primo test della sua determinazione a dire “ochi” è poi stato l’annuncio UE di una dichiarazione congiunta per minacciare la Russia di nuove sanzioni. Tsipras ha immediatamente protestato che “essa non ha il consenso del nostro paese”.

Vice Primo ministro è Yannis Dragasaki, l’uomo che svolgerà un ruolo chiave nel negoziato con l’UE e nel coordinamento degli affari economici. Ex leader comunista, è tra i fondatori di Syriza. Si fece le ossa nella resistenza studentesca contro la giunta militare che governò la Grecia dal 1967 al 1975.

Il ministero della Difesa è guidato da Panos Kammenos, il leader dei Greci Indipendenti, noto ai nostri lettori per aver partecipato alla conferenza dello Schiller Institute nell’ottobre 2014 a Francoforte, dove ha esposto il programma del suo partito per sviluppare rapporti con Russia e Cina. Kammenos è convinto sostenitore della riforma bancaria alla Glass-Steagall, ed ebbe modo di discuterne con membri del Congresso a Washington nel dicembre 2013, in una missione organizzata dal LaRouchePAC.

Ministro del Tesoro è l’economista Yannis Varoufakis. È sua l’idea della conferenza europea sul debito e di usare la Banca Europea per gli Investimenti per finanziare un “New Deal” europeo. Nel suo primo incontro con Dijsselbloem, Varoufakis non solo ha detto “no” alle sue richieste che la Grecia mantenga gli impegni, ma ha anche affermato che la Troika può starsene a casa e che l’UE può tenersi i sette miliardi che dovrebbe prossimamente scucire.

La diplomazia greca sarà guidata da Nikos Kotzias, ex docente di politica estera all’Università del Pireo, dove ha contribuito a stilare programmi su Cina, Russia e i BRICS. In un’intervista concessa lo scorso settembre, egli ha proposto che la Grecia “diventi il ponte tra la Cina e l’UE”.

Il ministro delle Riforme Produttive, dell’Ambiente e dell’Energia è Panagiotis Lafazanis, uno dei leaders della corrente di Syriza favorevole ad un’uscita dall’Euro. Il suo primo atto è stato quello di fermare la privatizzazione delle imprese energetiche statali. Egli ha anche espresso sostegno alla proposta russa di un nuovo gasdotto che raggiunga la Grecia passando per la Turchia.

Il “vento greco” ha gonfiato le vele del partito Podemos in Spagna, e ha contribuito al successo della manifestazione del 31 gennaio, a cui hanno partecipato 300 mila persone.