Le iniziative lanciate intorno al vertice del G20 del 28-29 giugno a Osaka continuano a riverberarsi, mentre il “nuovo paradigma” negli affari internazionali prende forma. Come abbiamo riferito la scorsa settimana, gli incontri bilaterali a margine di quel vertice hanno portato a significative aperture strategiche, in particolare le consultazioni tra Donald Trump, Vladimir Putin, Xi Jinping, Moon Jae-In e Shinzo Abe, che hanno ospitato il G20.
Da allora, i principali negoziatori di Washington e Pechino hanno ripreso i negoziati commerciali e sia Trump sia Xi hanno espresso la certezza che sarà trovata una soluzione accettabile per entrambe le parti. Per quanto riguarda la Russia e gli Stati Uniti, saranno fatti sforzi anche per risolvere lo stallo nei negoziati per la riduzione delle armi. La settimana scorsa è stato annunciato che il Viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov e il Sottosegretario di Stato americano per il controllo degli armamenti e la sicurezza internazionale Andrea Thompson terranno “colloqui a pieno formato” a Ginevra il 17-18 luglio sul tema, in particolare su un nuovo START (Trattato di riduzione delle armi strategiche).

Il risultato più spettacolare dei mesi di sforzi diplomatici dei capi di stato – sebbene sia stato molto minimizzato dai media occidentali – è stato l’incontro tra il Presidente della Corea del Nord Kim Jong-un e Donald Trump (foto) nella zona smilitarizzata al confine tra le due Coree dopo la conclusione del G20, che ha riavviato i colloqui sulla denuclearizzazione. Questo risultato è stato possibile anche grazie al ruolo svolto da Xi Jinping, da Vladimir Putin e dal Presidente della Corea del Sud Moon. Quest’ultimo, secondo quanto riferito, ha esortato il Presidente degli Stati Uniti ad allentare gradualmente le sanzioni a Pyongyang, piuttosto che insistere sulla piena conformità da parte della Corea del Nord prima di fare qualsiasi concessione.

Un punto caldo rimane l’Iran, dove la situazione potrebbe degenerare in un conflitto più ampio, se non altro per un errore di calcolo. Come reazione agli Stati Uniti, che uscirono dall’accordo nucleare JCPOA un anno fa, Teheran ha annunciato che non rispetterà più le disposizioni di tale accordo. Poi, il 4 luglio, in una mossa palesemente provocatoria, i Royal Marines hanno sequestrato una superpetroliera al largo della costa di Gibilterra, sospettata di trasportare petrolio iraniano in Siria in violazione delle sanzioni dell’UE. La Spagna ha protestato contro il sequestro (eseguito in stile hollywoodiano), poiché la petroliera era in acque territoriali spagnole.

Minacciosi sotto questo aspetto sono i commenti dell’ambasciatore britannico negli Stati Uniti, Sir Kim Darroch, che sono stati fatti trapelare il 6 luglio sul Daily Mail. In un dispaccio, Darroch ha scritto che Trump non era “pienamente convinto” di un attacco contro l’Iran, ma era circondato “da un gruppo di falchi” e quindi “un altro attacco iraniano nella regione potrebbe ancora innescare un’inversione di tendenza del Presidente americano”. In particolare, se esso comportasse la perdita di una sola vita americana, ha aggiunto l’ambasciatore.
Pertanto, bisogna aspettarsi che il partito della guerra orchestri una nuova operazione “false flag” per incolpare l’Iran. Il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, un noto falco, ha immediatamente definito “ottime notizie” il sequestro della petroliera.

Se Donald Trump riuscirà nella sua dichiarata intenzione di “non fare il poliziotto del mondo”, riuscirà a far rivivere lo “spirito di Singapore” che ha animato il suo primo vertice con Kim Jong-un a Singapore. anno fa ed emarginare definitivamente il partito della guerra, noto anche come fazione dell’Impero britannico, su entrambe le sponde dell’Atlantico. Il modo più efficace e immediato per farlo è di procedere con la piena riabilitazione di Lyndon LaRouche.