A ottobre la BCE ridurrà gli acquisti dei titoli sovrani a venti miliardi al mese, per sospenderli del tutto a fine dicembre. Il nervosismo per come reagirà il governo “populista” italiano alle inevitabili tensioni sui mercati si diffonde, alimentato anche ad arte. In realtà vi sono diversi modi con i quali l’Italia potrebbe difendere il valore del proprio debito sovrano, se non avesse le mani legate dall’essere membro dell’Eurozona.

Pertanto, in Germania crescono i timori che nello scenario peggiore, l’Italia non onorerà i saldi previsto dal sistema Target 2, il cui principale creditore è proprio la Bundesbank. Il Target 2 è in realtà una truffa, perché permette una monetizzazione eseguita con una moneta falsa, l’Euro. Secondo il sistema, la BCE acquista titoli sovrani dalle banche, cui viene accreditato un importo sul loro conto presso la BCE. Dunque, le banche ricevono denaro a tutti gli effetti, che viene peraltro speso ed entra nel circuito dei pagamenti anche se purtroppo raramente nell’economia reale. Ma dopo aver creato questa liquidità, la BCE la addebita alle banche centrali dell’emittente nazionale dei titoli, che potere di emissione non hanno. Nessuna banca centrale del mondo fa questo. È come se la Federal Reserve, che acquista egualmente titoli sul mercato, addebitasse la liquidità emessa per pagarli a qualcun altro!

Con questo gioco delle tre carte, la Bundesbank ha accumulato un credito verso la BCE di quasi mille miliardi di euro, e la Banca d’Italia un debito di 465 miliardi.

Economisti come Thomas Mayer dell’Istituto di Ricerca Flossbach von Storch e Clemens Fuest dell’Istituto IFO sostengono che alla letterale resa dei conti, poiché l’Italia non sarà in grado di pagarli, la Bundesbank rimarrà con un pugno di mosche o nel migliore dei casi con una grossa “sforbiciata” dei crediti del Target 2.

In realtà, se si rendesse necessario saldare i conti del Target 2, la banca debitrice potrebbe sempre farlo rivendendo i titoli acquistati dalla BCE, sicuramente con qualche perdita perché il valore dei titoli sarebbe sceso. Ma nel caso di un’uscita dall’Eurozona o del suo scioglimento, essa potrebbe benissimo cavarsela saldando la differenza con un’emissione monetaria relativamente modesta.

Stiamo comunque parlando di scenari teorici, perché nel caso di uno scioglimento dell’Eurozona verrebbero meno anche i vincoli di “indipendenza” delle banche centrali e quindi si potrebbe ripristinare il ruolo di calmiere svolto dalla Banca d’Italia prima del “divorzio” del 1981, per non parlare dei controlli sulla speculazione come il divieto di vendite allo scoperto, ecc., tutte azioni proibite nel paradiso degli speculatori chiamato UE.

Per il momento, se sono vere le voci raccolte dal Corriere della Sera, il governo italiano starebbe pensando di chiedere aiuto a Pechino, contando di sfruttare le buone relazioni cinesi del Ministro del Tesoro Giovanni Tria. Sarebbe una mossa scaltra e, ancor più, se accanto a un’opzione di acquisto di titoli del Tesoro, si proponesse alla Cina di investirli nel capitale di una futura Banca per gli Investimenti Infrastrutturali che finanzierebbe i progetti funzionali alla Belt and Road già identificati nel Mezzogiorno da Pechino nel 2011 e allora bloccati dall’UE e dalla signora Clinton.