Domenica ho marciato a Parigi con il popolo del mio Paese, ammirando il raccoglimento, la dignità e la determinazione di questa folla immensa, che trascendeva la politica di partito. “Sono Charlie, sono ebreo, sono poliziotto, sono musulmano, sono cristiano, sono francese, sono cittadino del mondo”, sono espressioni che riassumono bene il nostro sentimento comune.


 

Partecipare a quella marcia è stata la cosa più naturale. E la sensazione era che nulla dovrà più essere come prima.


 

Oggi si torna al corso ordinario della politica, cioè all’impegno della ragione nell’azione, senza ipocrisie. Dobbiamo immediatamente individuare i responsabili. Dobbiamo chiedere conto all’Arabia Saudita, al Qatar ed a tutti i servizi che hanno generato questi mostri di Frankenstein. Dobbiamo incriminare coloro che, a Londra e a Washington, a Wall Street e nella City, a Riad e a Doha, hanno promosso il terrorismo oppure ne hanno riciclato i fondi, facendosi beffa dei valori delle nostre repubbliche.


 

Dobbiamo costituire con urgenza assoluta una commissione d’inchiesta parlamentare sulle fonti del terrorismo, con l’impegno di non bloccare le ricerche laddove diventassero spiacevoli per qualcuno.


 

È il momento opportuno, più che opportuno. Senza una tale inchiesta sprofonderemo nella politica aggressiva della NATO e in un regime di leggi eccezionali (o d’emergenza) che, come ammonisce Mikhail Gorbachov, potrebbero condurre alla guerra nucleare e di cui il terrorismo è l’escrescenza asimmetrica.


 

È il momento giusto, più che opportuno, di ritornare alla politica mondiale al servizio delle cause dell’umanità, alla politica di distensione, di intesa e di cooperazione con tutti coloro che sono disposti a mettere fine all’austerità distruttrice, austerità che deternina l’humus dei falsi profeti e degli imbecilli barbari.


 

Facciamo dunque di tutto affinché la bella giornata di ieri ci conduca a questo risultato e l’unità nazionale non sia una cosiddetta unione sacrosanta, soffocante nella sottomissione a coloro che seminano il vento per raccogliere la caotica tempesta.


 

Con un pensiero, in ciascuno dei nostri atti, rivolto ai due giovani che a Vincennes sono morti eroicamente cercando di sottrarre l’arma al terrorista.

 

Marciamo. Noi siamo fatti della stessa sostanza dei nostri sogni.