Pubblichiamo una dichiarazione di Jacques Cheminade, ex candidato alla Presidenza in Francia

Il vostro movimento si batte per un governo del popolo e per il popolo, che è il principio costituzionale della nostra Repubblica.

Ciò che un governo degno di questo nome dovrebbe fare è agire conformemente a tale principio. Non accade da quando ci siamo sottomessi a un’Europa del denaro. La vostra battaglia rompe con la fatalità e crea le condizioni per far emergere un progetto comune.

La nostra sfida è di procedere rapidamente, poiché v’è un’urgenza, e di andare fino in fondo alle cose, fino al cuore dell’ingiustizia.

Innanzitutto, per rispondere alle vostre giuste domande:

1. Annullamento dei rincari delle tasse sui carburanti, sia quelli applicati nel 2018 sia quelli previsti dal primo gennaio 2019. Annullamento e non semplice moratoria: è la risposta immediata a coloro che tentano di addossare la “tassa energetica” a tutti coloro che hanno bisogno dell’automobile per lavorare, di carburante per scaldarsi e del gasolio agricolo per i trattori.

2. Aumento del salario minimo mensile netto relativo a 35 ore, dopo la deduzione del contributo sociale generalizzato (CSG) e del contributo al rimborso del debito del sistema previdenziale (CRDS), a 1400 euro, di cui un aumento immediato a 1300 euro. Si tratta di un aumenti giustificati del 20% e del 10% rispettivamente, inferiori a quel 30% deciso con gli accordi di Grenelle del maggio 1968. In questo contesto, nessun reddito, comprese le pensioni, potrà essere inferiore alla soglia di povertà fissata a 1100 euro netti. Questi aumenti stimoleranno la domanda di beni e servizi. Dovranno naturalmente essere accompagnati da misure di sostegno dei piccoli imprenditori, da definire di concerto con loro.

3. Compensazione per lo Stato tramite il ripristino dell’imposta di solidarietà sulla ricchezza (ISF) sulle rendite finanziarie e una vera lotta, con più mezzi, all’evasione fiscale.

4. Riesame di tutta la politica energetica, che non deve in alcun modo essere punitiva per i meno abbienti e che deve tener conto della realtà: il diesel attuale emette assai meno monossido di carbonio e le concentrazioni di ossidi di azoto e di particolato sono grandemente diminuite.

Per giungere, quindi, alle cause profonde della politica attuale, antisociale e avversa al lavoro:

1. Dare nuovamente la priorità ai finanziamenti delle infrastrutture, delle imprese produttive, dei servizi pubblici, della scuola, degli ospedali e dei laboratori di ricerca, tutto ciò che è necessario per sostenere uomo e natura.

2. A tal fine, contrastare il potere che i mercati finanziari, la City di Londra, Wall Street e i loro collaboratori francesi esercitano sull’economia, portandoci al disastro economico e sociale. La vostra politica è quella del bene comune, opposta a quella delle “feudalità finanziarie”. L’Unione Europea e il governo attuale sono diventati le cinghie di trasmissione di queste feudalità. Bisogna spezzare queste cinghie! Senza saltare nel vuoto; anzi, per ripartire con altre premesse.

3. Cessare di sostenere le banche e le assicurazioni che speculano sui mercati finanziari e distruggono la società umana. Ritornare saggi e rendere allo Stato la sovranità monetaria perduta: lo Stato non dovrà cercare sui mercati finanziamenti delle banche, ma dovrà avere il controllo dell’emissione del credito. Una legge di separazione bancaria taglierà il cordone ombelicale tra lo Stato e le banche d’affari che giocano sui mercati.

4. Nella saggezza ritrovata, si potrò passare senza inflazione all’emissione del credito pubblico diretto al finanziamento, a tassi ragionevoli, delle imprese che lavorano per il bene comune e non per gli speculatori. Una banca nazionale, con rappresentanti del popolo e non soltanto “esperti finanziari” nel proprio consiglio d’amministrazione, sarà la locomotiva e la torre di controllo politica di questa mobilitazione.

5. Non sono le società dell’indice di borsa CAC40 e non sono le ipermetropoli a creare impiego: è il denaro pubblico a dover fluire verso le collettività locali, le PMI e le imprese di medie dimensioni, che creano impiego sul territorio. Occorre ristabilire una politica di gestione del territorio, che sia coniugata alla creazione d’impiego e di abitazioni popolari.

6. È evidente che la Francia e noi stessi non possiamo fare tutto questo in solitudine. Occorrerà mobilitare noi stessi in favore di un nuovo ordine economico e monetario internazionale, per il mutuo sviluppo, assai diverso dal gioco d’azzardo odierno in cui i vincitori arraffano tutto quel che trovano e provocano la guerra.

Mi limito, naturalmente, a indicare qualche via. Nessun progetto o programma può cadere dal cielo. Occorre che si riuniscano delle “società di amici”, come quella costituitasi alla vigilia della Rivoluzione Francese, in un numero maggiore grazie a Internet e ai social network, per discuterne.

È in questo dialogo produttivo la miglior difesa per contrastare e arrestare tutto ciò che vorrebbe inquinare e squalificare il movimento, e per isolare i provocatori sin dall’inizio.

Sta a voi, gilet gialli, l’organizzazione di un movimento sorto dalla collera e che deve diventare un ondata improvvisa ma costruttiva. Lo ripetiamo, nulla può cadere dal cielo. Ma tutte le forze del cambiamento devono assomigliarsi: l’unità nella molteplicità e il rispetto mutuo per le idee sono la ricetta della vittoria, al di là delle nostre proprie speranze.